Ciò che è costruito dall’uomo è destinato, in tempi più o meno lunghi, a scomparire: le opere d’arte non sono da meno. Nonostante questo, dalla bocca della Storia, ogni tanto riemergono esempi di gloriosa abilità tecnica, come le tavolette di Fayyum, che ci permettono una riflessione sul problema della conservazione in rapporto al tempo. Una sfida non impossibile e che non deve per forza essere all’insegna della sconfitta.
La pratica della conservazione delle opere d’arte si concretizza in una scelta metodologica ben precisa che passa attraverso la definizione di svariate attività che concorrono tutte alla salvaguardia e alla protezione della materia di cui sono fatte le opere. Così, una corretta ed efficace attività di conservazione può tradursi anche solo nel mettere in atto misure di piccola entità o nell’attuare corrette abitudini per tardare il più possibile (o, meglio ancora, evitare del tutto) il degrado delle opere.
Dietro il lavoro di un artista ci sono molta attenzione e conoscenza tecnica, anche se ad occhi non esperti esso possa sembrare frutto di anarchia creativa o improvvisazione. Per questo il bravo collezionista deve aumentare il suo armamentario di nozioni per affrontare al meglio il dialogo con il suo artista, spesso complesso come una partita a scacchi.
Il manuale di Max Doerner ha segnato uno spartiacque per lo studio dei materiali e delle tecniche pittoriche del suo tempo, indirizzando un’intera generazione verso un approccio scientifico allo studio dell’arte. Da questa filosofia è ispirato il Doerner Institut di Monaco di Baviera, uno dei più importanti laboratori di diagnostica e studio del colore al mondo.
Come per qualsiasi “faccenda di casa” esiste il professionista giusto anche per la manutenzione e la gestione della vostra collezione di opere d’arte: il conservatore!
La recente soluzione di un enigma dietro un dipinto di Vermeer, ci ricorda di come le tecniche diagnostiche possano fornire una chiave di lettura preziosa per conoscere i segreti nascosti nella materia delle opere d'arte.
L’occhio del collezionista è sicuramente una delle sue qualità più importanti. Saper osservare la propria collezione, infatti, aiuta a prevenire degradi irreparabili.
Damien Hirst è stato uno dei primi artisti a sposare i concetti chiave del marketing contemporaneo a partire dal branding, ovvero la capacità di caratterizzare ogni "prodotto" in modo che esso sia fortemente riconoscibile.
Immaginare di prendersi cura di un’opera d’arte con la stessa attenzione e semplicità che si dedicano alle piante domestiche. Alcuni semplici consigli per conservare al meglio la vostra collezione.