Se son rose fioriranno. La prima di “Milan Modern and Contemporary art”, sorta di mini Italian Sale lanciata da Christie’s per rianimare il mercato italiano, ha realizzato un totale di 8.6 milioni di euro, centrando le aspettative ma non raggiungendo quelle che erano le aspettative massime poste a 9.3 milioni. Niente di cui disperare, comunque, se si pensa che l’asta milanese ha registrato percentuali di venduto di altri tempi: 91% delle opere vendute e 96% del valore complessivo stimato. Il tutto con un prezzo medio di vendita molto elevato per il palcoscenico italiano: oltre 90mila euro. Una cifra incredibile se si pensa che, in Italia, nel 2012, il prezzo medio per un’opera d’arte venduta all’asta è stato di circa 6000 euro e di poco superiore ai 5000 per le opere di arte contemporanea. Nel nostro paese, d’altronde, i prezzi medi di vendita dell’arte sono crollati, in sei anni, del 78% passando dai 27 mila euro del 2006 ai circa 6000, appunto, del 2012. Più che giustificata, dunque, la soddisfazione di Mariolina Bassetti, Chairman di Christie’s Italia, che ha salutato come “ottimo” il risultato milanese, e dei due Co-Direttori dell’Asta, Renato Pennisi e Giulio Sangiuliano che hanno sottolineato come la carta vincente dell’evento sia stata la rigorosa selezione di opere di alta qualità proposte, molte delle quali provenienti da numerose collezioni private. Un corpus di capolavori, guidato da Concetto Spaziale, Attese (1964) di Lucio Fontana, che è riuscito ad attrarre compratori da 15 stati e 4 continenti: un tasso di internazionalizzazione inedito per un’asta italiana.
L’obiettivo di Christie’s, come abbiamo visto nell’intervista fatta a Mariolina Bassetti qualche settimana fa, non era però solo quello di centrare le aspettative economiche dell’evento, ma di rivitalizzare un mercato italiano dell’arte che nel 2012 ha visto le vendite contrarsi di circa il 12%. Una rivitalizzazione che la casa d’aste londinese vorrebbe far partire dalla fascia alta del mercato per contaminare poi quella media e bassa. Funzionerà? E’ sicuramente presto per dirlo. Intanto, però, occhi puntati alle prossime aste di moderna e contemporanea in programma nel nostro paese. In primo luogo quella di Sotheby’s che si terrà a Milano il 22 e il 23 maggio prossimi e che punta su un catalogo non dissimile da quello proposto dalla rivale anche se di qualità leggermente inferiore: 154 opere a firma di alcuni dei più importanti artisti del Novecento italiano da Osvaldo Licini e Renato Guttuso passando per Giorgio Morandi.
Non mancano lavori di Lucio Fontana, tra le quali una potente terracotta Concetto Spaziale, datata 1963-1964, e una tela rara color oro della serie Quanta, concepita nel 1959. All’asta due opere in bronzo di Arnaldo Pomodoro, Disco e Sfera, entrambe eseguite nel 1990, un dittico di Mario Schifano del 1960 e un Achrome di Piero Manzoni. Una sezione speciale sarà dedicata all’Arte Povera con opere di Pino Pascali, Pier Paolo Calzolari e un sorprendente arazzo di Alighiero Boetti, Tutto, eseguito a Peshawar nel 1988-1989. Sono, inoltre, tre le grandi collezioni private comprese nella vendita: la collezione della critica d’arte Lea Vergine, la collezione Libero Grande di Napoli, che comprende una Victoire de Samotracia di Yves Klein e una Merda d’artista di Piero Manzoni, e la collezione Maria Teresa Venturini Fendi e Plinio de Martiis di Roma. Chiude il catalogo la serigrafia su tela di Andy Warhol, Torso, del 1977.
In attesa di vedere come andranno le cose, l’Osservatorio sul Mercato dei Beni Artistici di Nomisma ha reso pubbliche le sue previsioni per il 2013 dalle quali emerge come, lo scorso anno, il fatturato delle case d’asta presenti in Italia si sia ridotto drasticamente con l’eccezione della vercellese Meeting Art che ha registrato un +0,32% modesto ma confortante, se paragonato al -59% di Christie’s o al -43% di Sotheby’s.
«Il mercato italiano – affermano i curatori dello studio Nomisma – presenta un andamento distinto rispetto ai principali mercati internazionali dell’arte, per le specificità dei collezionisti italiani (è noto che si scambiano opere con un valore medio inferiore alle piazze estere), per le peculiarità istituzionali e fiscali che regolano lo scambio di questi beni e per le difficoltà più pronunciate dell’Italia nella situazione di perdurante crisi, un elemento che ha inciso profondamente sulle capacità di spesa dei collezionisti». Uno scenario da cui si discosta, almeno in parte, proprio l’arte contemporanea che nel nostro paese «risulta in linea con il mercato internazionale, seppure su andamenti di prezzo inferiori». E allineate alla dinamica dei mercati internazionali sono anche le previsioni per il primo semestre 2013: sono attese minime riduzioni di prezzo dovute all’incertezza politica e al recente peggioramento congiunturale. Previsioni che, in parte, il risultato di Christie’s potrebbe aver già sovvertito e questo potrebbe essere un primo segno positivo.