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Da non perdere: “Vendita lampo” di 217 foto di Gilbert Hage alla marina bastianello gallery

del

Una mostra d’eccezione, un progetto unico della durata di soli tre giorni promosso per sostenere il lavoro degli artisti che subiscono le conseguenze della profonda crisi economica del loro Paese, il Libano, e che dopo questa prima e unica tappa in Italia continuerà in Libano, Portogallo e Francia.

Il 9, 10 e 11 settembre marina bastianello gallery ospiterà la prima tappa assoluta di It Is a Wonderful World e la prima di una serie di “Flash Art Sale Exhibition” – un po’ mostra, un po’ vendita lampo – di Gilbert Hage (Beirut, 1966), artista di fama internazionale che ha anche rappresentato il Libano al primo Padiglione nazionale alla Biennale Architettura del 2018: 217 fotografie Open Fine Art Edition Prints di dimensione 15×15, autografate dall’artista, saranno esposte e vendute esclusivamente durante i tre giorni di apertura a un prezzo simbolico di 100 euro. Hage sarà presente durante tutta l’esposizione.

 

Uno degli scatti di Gilbert Hage che fanno parte del progetto Its A Wondwerful World ©GilbertHage

Quella di Mestre è la prima tappa di un progetto che proseguirà poi a Beirut a fine settembre, a Lisbona a ottobre e a Parigi a novembre, e l’esposizione nello spazio di via Pascoli nasce da un’intuizione di Nora Zanella e dall’entusiasmo di Marina Bastianello, direttrice artistica e titolare della marina bastianello gallery, che ha accolto subito la proposta di ospitare la “flash sale”.

Dalla fine del 2019 il Libano sta affrontando una delle più gravi crisi economiche dell’era moderna, a cui si aggiungono la crisi siriana, l’instabilità politica, la pandemia da Covid-19 e l’esplosione nel porto di Beirut. Inoltre da ottobre 2019 i cittadini libanesi non hanno più accesso ai loro conti bancari.

 

Uno degli scatti di Gilbert Hage che fanno parte del progetto Its A Wondwerful World ©GilbertHage

La maggior parte delle foto è stata scattata con lo smartphone e le opere sono suddivise in 4 serie: Outdoors, Portraits, Flowers e Bodies. Nel progetto It Is a Wonderful World l’artista “si interroga sull’azione fotografica e l’identità dell’autore stesso. Le immagini propongono un’intensità umana totalmente radicata nelle problematiche attuali, in cui i corpi sembrano essere cristallizzati. È così che Gilbert ci consegna il suo mondo, non un diario personale come una fotografia vernacolare al limite dell’ordinario, non ci sottopone ciò che viene catturato dal suo sguardo bensì immerge sé stesso in questo ‘ambiente-mondo’. La sua scelta di usare lo smartphone non è certo dovuta alla semplicità del mezzo, né per adottare l’estetica amatoriale o per catturare l’attenzione di tutti, bensì per immergersi completamente in un contesto del tutto diverso da quello abituale” scrive la curatrice e ricercatrice, nonché moglie del fotografo, Ghada Waked.

 

Chi è Gilbert Hage

Gilbert Hage (Beirut, Libano, 1966) ha studiato all’Université Saint-Esprit de Kaslik dove insegna fotografia dal 1990. Insegna anche all’Académie Libanaise des Beaux-Arts ALBA. Collabora con la curatrice e ricercatrice Ghada Waked, sua moglie, ed è co-editore e co-produttore, con Jalal Toufic, di Underexposed Books.

Nel 2004 ha presentato Ici et Maintenant (Qui e ora), una raccolta simile ad un’enciclopedia di ritratti su larga scala di cittadini libanesi di età compresa tra 18 e 30 anni, tutti ritratti nella stessa posa mentre guardano direttamente la telecamera.

Gilbert Hage ha approfittato delle fotocamere dei telefoni cellulari per scattare foto di décolletés femminili nella sua serie Phone[Ethics] che è stata presentata ai Rencontres d’Arles del 2011.

All’indomani della guerra del Libano del 2006, Hage ha documentato edifici nei sobborghi meridionali di Beirut che sono stati bombardati, in un’inquadratura frontale e monumentale.

Nel 2009, Gilbert Hage ha prodotto una serie di foto intitolata Eleven Views of Mount Ararat: rifacendosi alle Trentasei vedute del Monte Fuji di Hokusai, le foto ritraggono le rappresentazioni del Monte Ararat appese all’interno delle case degli abitanti della comunità armena in Libano.

Nel 2018 ha preso parte a The Place That Remain, il primo Padiglione nazionale del Libano curato da Hala Younes alla Biennale di Architettura di Venezia.

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