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Libri: “La gioia di collezionare” e condividere l’arte

del

«I veri musei sono dei luoghi dove il Tempo si fa Spazio» fa dire lo scrittore Orhan Pamuk al protagonista del suo romanzo “Il Museo dell’Innocenza” per ribadire il perché ha collezionato compulsivamente oggetti che gli ricordavano la donna di cui è stato innamorato per tutta la vita.

Tutti gli utensili, poi catalogati nel romanzo, tra cui 4213 mozziconi di sigaretta, cucchiaini, saliere, e altri accessori di uso comune, hanno dato vita ad un vero e proprio museo di tre piani, visitabile a Istambul e qualche volta nelle mostre itineranti in giro per il mondo (a Milano nel 2018 per esempio).

La storia d’amore, raccontata nel romanzo, sembra sfiorare l’eternità all’interno dello spazio museale. O magari è la volontà di illudersi del protagonista che costruendo un museo crede di eternare la sua grande storia amore.

Tra i vari protagonisti del romanzo, infatti, c’è una speciale ricerca della felicità cercando di ingannare il tempo che passa e giocando a nascondino con l’oblio.

Ogni oggetto di questo originale museo, dispensando ricordi, gioie ed emozioni, si trasforma in un talismano capace di riportare in vita il ricordo della persona amata e tutte le esperienze con essa vissute.

La casa editrice Johan & Levi nella collana Cahiers, nuovo progetto editoriale in collaborazione con la Fondazione Luigi Rovati, promotori del nuovo museo di arte etrusca a Milano, ha pubblicato La gioia di collezionare Il libro di Jean Paul Getty, che fondò il suo museo nel 1974.

Anch’egli sembra aver colto appieno la forza che posseggono gli oggetti, d’arte in questo caso, di creare un cortocircuito spazio-temporale.

All’interno del pamphlet, pubblicato per la prima volta nel 1965, il collezionista americano ammette candidamente: «Persino un frammento malconcio di una statua, una figurina in terracotta priva di testa o un bronzetto crepato, danneggiato finiscono per prendere vita, tornando alla bellezza e alla freschezza che avevano nel giorno in cui sono stati completati dal loro autore secoli e secoli prima. E quando questo accade il collezionista può viaggiare a suo piacimento nel tempo per passeggiare e conversare con i grandi filosofi greci, con gli imperatori della Roma antica, con esponenti più o meno illustri di civiltà da tempo perdute».

 

Viaggiare nel tempo e nello spazio, standosene davanti ad un oggetto capace di evocare luoghi remoti e secoli perduti, è un’esperienza che in tanti hanno legato alla visione di opere d’arte e che in tanti ci siamo ritrovati a vivere proprio nei mesi più incerti della pandemia.

Anche un libro, o forse soprattutto, ha questo potere specialmente se sintetizza una vita alla ricerca di manufatti e opere d’arte che abbracciano culture e civiltà millenarie.

Tra curiosi aneddoti e piacevoli racconti J. P. Getty si fa interprete poetico dell’atto del collezionare: «per me le mie opere d’arte sono tutte straordinariamente vive» scrive nelle prime pagine e cercando di ammantare la sua ricerca anche di spirito avventuriero afferma «Non bisogna dimenticare che gli oggetti d’arte hanno la curiosa abitudine di coprire lunghe distanze e di trovarsi in luoghi inattesi».

Per provare quell’insieme di emozioni che sono l’eccitazione del possesso e il brivido della condivisione, l’uomo che fu tra i più ricchi del pianeta assicura che anche con modesti mezzi non esistono preclusioni per chi ha voglia di iniziare a collezionare.

Da ex discepolo, che ha molto studiato, e facendosi prendere sia dallo sconforto sia dal desiderio di abbandonare la propria vocazione al collezionismo, come racconta nel suo libro, J. P. Getty si fa mentore per coloro che volessero assecondare la propria passione per l’arte e non risparmia soprattutto utili consigli.

Ecco alcune raccomandazioni che come collezionisti o aspiranti tali non bisognerebbe disdegnare:

  • Come regola generale le opere devono essere acquistate solo attraverso stimati mercanti d’arte oppure da privati, ma sempre e unicamente dopo aver ricevuto la consulenza di un esperto
  • Chi intende dare vita a una collezione non dovrebbe mai dimenticare il potenziale rappresentato dei giovani alle prime armi. Per colui che capisce l’arte, istinto e ha coltivato il proprio gusto è sempre possibile scovare un artista che con il tempo si rivelerà un maestro
  • “Seguire la massa” e collezionare certi oggetti o certe scuole pittoriche soltanto perché sono la moda del momento non offre una soddisfazione duratura né tantomeno emozione o gioia
  • Non cesserò mai di ribadirlo, ricorrendo a uno slogan del mondo degli affari: prima di investire indaga

Questo memoir, godibile sia nella scrittura che nell’impaginazione, con le sue pagine è un testo che non può mancare nella nostra fantomatica “Biblioteca del Collezionista”.

Salvatore Ditaranto
Salvatore Ditaranto
Salvatore Ditaranto si occupa di marketing, contenuti e palinsesti televisivi in Rcs. È appassionato di arte, di editoria e di Milano.
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