Il 15 maggio, nella sede di Sotheby’s a New York, l’asta serale “IM SPAZIO / The Space of Thoughts” ha celebrato non solo un risultato da manuale — 100% di lotti venduti per un totale di 40,4 milioni di dollari — ma anche la visione collezionistica di Daniella Luxembourg, protagonista indiscussa della scena dell’arte contemporanea del secondo dopoguerra. Un trionfo annunciato, certo, ma non per questo meno significativo.
La preview milanese della collezione — allestita a Palazzo Serbelloni e visitabile fino al 12 aprile — aveva già lasciato intuire la forza di questo nucleo di opere. Una raccolta compatta, radicale, sofisticata: da Burri a Fontana, da Pistoletto a Manzoni, un dialogo serrato tra Italia e Stati Uniti, materia e pensiero, memoria e sperimentazione.
Con la vendita di ieri sera, questa narrazione ha trovato il suo compimento. E i numeri parlano chiaro: 60% dei lotti ha superato la stima massima, con una media per lotto di 2,7 milioni di dollari. Un successo definito da Sotheby’s una “white glove sale” — cioè un’asta in cui ogni singola opera trova un acquirente. Un evento raro, riservato a collezioni dal pedigree eccezionale.
Arte come atto di lungimiranza
“I risultati eccezionali riflettono la lungimiranza di Daniella Luxembourg e la sua fiducia in questi artisti radicali”, ha dichiarato Grégoire Billault, presidente dell’Arte Contemporanea di Sotheby’s. Ed è proprio questa la cifra distintiva dell’intera operazione: la coerenza di uno sguardo che ha saputo riconoscere, con decenni d’anticipo, il potenziale storico ed estetico di artisti allora non ancora celebrati come oggi.

La vendita ha premiato in particolare le opere italiane, testimoni della stagione più sperimentale dell’arte del dopoguerra. Lucio Fontana, in particolare, è stato il più conteso in sala: il suo Concetto spaziale, La fine di Dio — una delle rare versioni glitterate della celebre serie — è stato battuto a 14,5 milioni di dollari, nella fascia alta della stima. Ma è stato un altro Concetto spaziale, una terracotta smaltata degli anni ’60, ad attirare cinque offerenti, triplicando la stima massima e aggiudicandosi a 558.800 dollari.
Pistoletto, Pascali e gli altri “voli” d’asta

Tra i lotti più sorprendenti figura Maria nuda di Michelangelo Pistoletto, acquistata da Luxembourg nel 2014: contesa da otto offerenti, è stata aggiudicata a 3,4 milioni di dollari, ben oltre la stima massima. L’opera, rara per la presenza della figura femminile (Maria Pioppi, moglie e musa dell’artista), conferma il crescente interesse per la poetica specchiante del maestro biellese.
Stesso destino per Tappeto di Pino Pascali, che ha raddoppiato la stima iniziale, raggiungendo 1,6 milioni. Così come Soft Switches di Claes Oldenburg, venduta per 1,9 milioni: un nuovo record d’asta per uno degli “interruttori” dell’artista.
A lasciare il segno è stato anche Alexander Calder, protagonista con due opere iconiche che hanno infiammato la sala. The Beetle ha superato la stima massima, aggiudicandosi a 4,2 milioni di dollari — cinque volte il prezzo d’asta registrato nel 2005. Ma è stato Armada a segnare il picco: 6,4 milioni di dollari, quasi sei volte il valore d’asta del 2004. Un doppio successo che conferma l’attrattiva globale dell’artista americano, maestro indiscusso del movimento.

Molto attesa anche l’opera Sullo Stato di Luciano Fabro, tra i vertici teorici e formali dell’Arte Povera. L’opera è stata venduta per 1,1 milioni di dollari, oltre la stima massima, a conferma dell’attenzione crescente per gli autori italiani capaci di tenere insieme concetto e materia, gesto e pensiero.
Una collezione come progetto curatoriale
“È stato davvero un onore portare sul mercato quest’anno opere così straordinarie dei maestri italiani e americani del XX secolo. I risultati eccezionali ottenuti in sala hanno reso l’occasione ancora più speciale. Le offerte vivaci e la forte domanda per queste opere confermano la loro attrattiva e il loro impatto duraturi”, ha commentato Claudia Dwek, Presidente dell’Arte Contemporanea per Sotheby’s Europa.
Dietro a questo successo, non c’è solo il gusto di una collezionista. C’è un vero e proprio progetto curatoriale: quello di Daniella Luxembourg, figura centrale nella promozione dell’arte italiana e americana del secondo Novecento, capace di intrecciare relazioni, costruire visioni, dare spazio — è il caso di dirlo — al pensiero.
Questa vendita non è stata solo un evento di mercato. È stata una dimostrazione che collezionare è anche un atto critico, una forma di narrazione. Le opere di questa asta non sono solo testimonianze di un’epoca: sono strumenti per interpretare il presente.