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Paris+ par Art Basel, fra ipersaturazione e incertezze 

del

Si è appena conclusa a Parigi un’ intensa settimana dell’arte (17-22 Ottobre), fra Paris+ par Art Basel, le fiere parallele, le aste e la ricca offerta di mostre che hanno aperto in città. 

Il denso programma di eventi questa settimana ha reso chiaro come la città si sia imposta nuovamente nella mappa dell’arte come una delle capitali, sia dal punto di vista di produzione culturale che di mercato. 

L’arrivo di Art Basel l’anno scorso con lo spodestamento della storica fiera francese Fiac è stato infatti fin da subito accolto da collezionisti e professionisti internazionali come un piacevole invito a riversarsi ogni anno nella città, in quella che è diventata una delle settimane più importanti nel calendario dell’arte globale, sostituendosi in gran parte a Londra.

L’anno prossimo la fiera finalmente si sposterà al Grand Palais, attualmente in fase di ristrutturazione, aumentando così la superficie e il numero di espositori ( di circa il 25%) che in questa edizione erano 154, un terzo dei quali provenienti dalla Francia.

Courtesy of Paris+ par Art Basel

Quest’anno l’entusiasmo è stato però inevitabilmente smorzato dalla situazione di instabilità politica e dei mercati: un nuovo scoppio delle storiche tensioni fra Palestina e Israle ha riattivato il timore per le già fragili tensioni politico-ideologiche in Francia, mettendo il paese in un nuovo stato di allerta per il terrorismo, con musei come il Louvre evacuati solo due giorni prima per allarme bomba e aereoporti in tilt. La lettera che il direttore Noah Horowitz ha inviato a pochi giorni dall’apertura assicurando ai visitatori un aumento delle misure di sicurezza, unita al panico collettivo per le cimici da letto nella settimana precedente (poi del tutto sostituito dal conflitto in medio oriente) hanno avuto come risultato molti collezionisti che hanno cancellato soprattutto dall’America, e comunque una preoccupazione e attenzione generale dagli acquisiti a altri pensieri e riflessioni.

Nonostante la grande affluenza nei giorni di preview che ha reso quasi impraticabili i già stretti spazi del Grand Palais éphémère, molti espositori hanno confermato come le vendite sono state molto più lente, e al penultimo giorno molte delle opere erano ancora disponibili anche negli stand delle gand gallerie, e con grandi nomi.

Da Gladstone, per esempio, al pomeriggio di sabato era ancora invenduta una iconica scultura di Sarah Lucas ( USD 300,000 – 400,000)  nonostante l’ampia mostra inaugurata dalla Tate Britain solo la settimana prima e vari David Salle, nonostante la mostra Sold Out a settembre da Lehmann Maupin, Seoul.

Si sono visti vari riallestimenti nei giorni successivi alla preview, ma questi non sempre significano opere confermate. 

Questa Paris +, come poi le parallele e soprattutto le aste svoltesi negli stessi giorni hanno purtroppo confermato che stiamo entrando in una nuova fase del mercato, in un forse necessario riassestamento dei prezzi e collezionisti sempre più selettivi, anche a fronte di un volume di offerta che fra una lineup ininterrotta di fiere e mostre, è ormai forse alla saturazione. 

Fra i capolavori degni di nota vince il Mark Rothko da 40 milioni nel classico formato degli anni 50’ proveniente dall’estate di Thomas H. Lee, proposto da Pace Gallery all’interno di uno stand curato e dedicato alla legacy dell’artista su altri contemporanei e posteri. 

Nella stessa settimana Fondazione Louis Vuitton ha del resto inaugurato la più grande retrospettiva dedicata all’artista dal 1999, con 155 opere inclusi prestigiosi  prestiti da istituzioni come National Gallery of Art, Phillips Collection in Washington D.C., Tate e la famiglia dell’artista. 

Nonostante ciò, al secondo giorno l’opera era ancora disponibile, sebbene si sia vista la figlia del miliardario francese proprietario LVMH di Bernard Arnault, a contemplarlo in preview scortata da security guards. 

Opere così chiedono sicuramente trattative che si prolungano nel tempo, soprattutto in questo momento storico e dei mercati e in un contesto come quello europeo, ma al contempo la galleria ha riportato la vendita di opere di Li Songsong, Torkwase Dyson, Michal Rovner, Maysha Mohamedi e Alicja Kwade, di cui ha annunciato la rappresentanza proprio nel giorno di apertura della fiera:  la sua  scultura Trait Transference (2015) di è stata venduta entro la prima ora della fiera per 65.000 dollari ad un collezionista privato con sede tra Parigi e il Texas.

Courtesy of Paris+ par Art Basel

Ha osato anche Tornabuoni Arte quest’anno, con uno stand dedicato ai grandi nomi del postwar dove è stato presentato anche un monumentale mosaico in ceramica di 3 metri di Alighiero Boetti  “Alternando da uno a cento e viceversa”, realizzato per un mostra al Los Angeles Institute of Contemporary Art nel 1984 e mai esposto in Europa.

Stand di Cardi Gallery, courtesy of Cardi Gallery

Cardy Gallery ha portato come sempre il meglio del postwar italiano e internazionale, fra cui un magnifico Donald Judd e uno storico Buren

Nicolò Cardi ha commentato: 

“Sono molto soddisfatto della partecipazione della Cardi Gallery all’edizione di quest’anno di Paris+ par Art Basel, che si è rivelata di un livello eccezionalmente alto. La nostra presentazione comprendeva opere di alcuni dei più importanti artisti del XX secolo e contemporanei, con forti vendite in entrambe le categorie. Non vedo l’ora di collaborare all’edizione del prossimo anno, visto che la fiera continua a crescere e a svilupparsi”.

Contento per varie vendite entro domenica anche Franco Noero, che si è presentato con un joint booth come a Frieze Londra insieme a Meyer Riegger

Soddisfatti Galleria Continua, con Lorenzo Fiaschi che ha commentato:

Nonostante le nuvole grigie nel cielo, visto la situazione internazionale, abbiamo avuto una settimana con delle belle schiarite!

Infatti, sono comunque mancate le vendite, anche nelle prime ore e a diversi livelli di prezzo: a termine del primo giorno Gagosian aveva venduto un capolavoro di Helen Frankenthaler da 2,3 Milioni di dollari oltre a varie Carol Bove, Kamel Mennour un poetico Lee Ufan prezzato fra i  €700,000 e €800,000, fra gli altri; David Zwirner riportava  invece già la vendita di artisti come un dipinto di Dana Schutz da $850,000 (ora in mostra anche al Musée d’Art Moderne) accompagnata da un Kerry James Marshall da 6 milioni e Marlene Dumas, andata subito anche da ZenoX per 950,000 EUR in dimensioni medio piccole. Hauser & Wirth ha fatto sold out del booth il primo giorno, con opere come uno dei rari dipinti di Lee Lozano (USD 450.000 dollari) il cui lavoro è ora esposto anche in una personale alla Bourse de Commerce: sempre in settimana la galleria ha celebrato anche l’apertura di una nuova sede con un affollato vernissage della mostra subito sold out dell’artista Henry Taylor

Bene anche per alcune delle gallerie nel settore Emergentes, come la parigina Parliament che aveva venduto già quasi tutte le seducenti e carnal ceramiche di Charlotte Dualè (prezzi tra i 2,700 e 4,000 EUR).  Smac di Capetown ha invece collocato già nelle prime ore più di 10 opere della giovane artista Sudafricana Simphiwe Buthelezi con prezzi fra 1,000 e 14,000 Euro con 3 acquisite da Fondation H in Madagascar. 

In generale però c’era gran poco da scoprire a Paris +, che è risultata alla fine in una fiera abbastanza “noiosa” o “scontata”, come molti hanno commentato: molte delle gallerie hanno infatti preferito giocare sicuro, puntando su nomi blue chip con già seguito, e in molti casi le stesse opere stesse si erano già viste in altri appuntamenti di quest’anno ad esempio in Asia, con l’impressione che le fiere stanno diventando in qualche modo solo un rigiro di magazzino, anche nella difficoltà di trovare capolavori di livello soprattutto per lo storico e postwar. 

Courtesy of Paris+ par Art Basel

Migliori possibilità di scoperte si avevano invece alle parallele Paris Internationale e Asia Now. Con un’apertura nella serata precedente del 17 Ottobre in un ex edificio del 1920 adibito a centrale telefonica nella zona centrale dei Grands Boulevards, la nona edizione di Paris Internationale ha presentato quest’anno 65 gallerie, presentandosi ora come valida alternativa per molte che facevano un tempo Fiac ma non sono riuscite ad entrare in Paris +. Con una fascia di prezzi decisamente inferiore rispetto Art Basel, anche qui ci sono state varie vendite come nel caso dei richiestissimi dipinti di Adam Gordon da Chapter NY e il sold out dei dipinti di Yu Nishimura (prezzi fra i €4,000 e €60,000 ) da Crèvecoeur, che è anche uno dei fondatori stessi della fiera, insieme a Crèvecoeur (Parigi), Gregor Staiger (Zurigo/Milano), Ciaccia Levi (Parigi/Milano), Sultana (Parigi) and High Art (Parigi).

Paris Internationale 2023, Installation shot, Photo: © & Courtesy Dimitris Lempesis

Affollatissimo e con un’atmosfera molto più rilassata e gioviale anche l’opening della di Asia Now, il giorno dopo ad Art Basel: tanti i grandi nomi di collezionisti e advisors che si sono visti al brunch fra dumpling e champagne la mattina del 19 Ottobre nella lussuosa sede della Monnaie di Parigi, per una fiera che permette di scoprire molti artisti da Medio Oriente e Asia, e relative gallerie spesso assenti invece da altri appuntamenti del calendario più occidentale. 

Come ha commentato la direttrice e fondatrice Alexandra Fain:

“Asia Now Paris si propone di far luce sull’arte contemporanea in Asia: la geografia più ampia, gli artisti, le gallerie, le istituzioni e i collezionisti, per fornire un polo europeo in cui partecipare a una conversazione più globale durante la settimana dell’arte di Parigi. I nostri continui sforzi per focalizzare l’attenzione sulle varie regioni, generazioni e pratiche delle comunità artistiche asiatiche posizionano Asia Now come la principale fiera d’arte contemporanea dedicata ad artisti e progetti pan-asiatici e alle diaspore asiatiche”.

Interessate qui scoprire c’erano soprattutto gallerie dalla scena del Centro Asia con paesi come Kazakistan, Uzbekistan e gli altri “stan” che sono stati al centro della nona edizione in una sezione curata dagli artisti Slavs and Tatars. 

Per gli appassionati di design negli stessi giorni si sono poi tenute anche Design Miami/Paris e Thema

La prima edizione parigina della parte di Art Basel dedicata al Design si presenta già chiaramente ormai come opportunità decisamente più attrattiva rispetto a Basilea per i numerosi espositori. La fiera ha presentato fra i sontuosi interni e decorazioni del XVIII secolo una selezione e allestimenti veramente curati all’interno della regale location del Hôtel de Maisons.

Courtesy of Design Miami/Paris

Fra le numerose mostre che hanno aperto in gallerie e istituzioni della città nella stessa settimana, aldilà della grande retrospettiva di Rothko prima citata sicuramente degne di nota sono Lisa Brice da David Zwirner, Issy Wood da Lafayette Anticipation, Daniel Buren & Michelangelo Pistoletto al Palais Iena, Sophie Calle al Musée de Picasso, Dana Schutz & Nicolas de Staël al Musee de l’art Moderne e Giuseppe Penone da Gagosian. 

Una ricca offerta culturale della città ha contribuito a rendere la settimana decisamente interessante e degna di una visita per molti nonostante il periodo delicato per geopolitica e mercati, confermando alla fine Parigi come uno dei centri più attivi e attrattivi dell’arte oggi.

Elisa Carollo
Elisa Carollo
Elisa Carollo è art advisor, curatrice e appraiser conforme alla normativa USPAP, con un focus particolare sull' arte contemporanea e ultracontemporanea. Ha conseguito un master in Art, Law and Business presso Christie's New York e un BA in Marketing e management delle industrie culturali e creative presso l'Università IULM di Milano. Lavora come consulente freelance per collezionisti, gallerie e artisti e collabora stabilmente con la Fondazione Imago Mundi di Treviso. Fa parte del gruppo curatoriale della Fondazione Quadriennale per il monitoraggio della scena artistica contemporanea italiana e dell'IKT (International Association of Curators of Contemporary Art). È parte del team della start-up Innextart. Fra le mostre organizzate, le prime personali in Italia di artisti come Kennedy Yanko, Veronica Fernandez, David Antonio Cruz e a curato a New York il programma del Pintô International.

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