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dal 2012 il primo blog dedicato al collezionismo d'arte.

Collezionisti, investitori e speculatori

del

Quella del collezionista è una delle figure chiave del Sistema dell’Arte. Dietro l’etichetta di “collezionista” si celano, però, varie realtà che spesso non emergono in modo chiaro nella pubblicistica di settore. Collezionare arte contemporanea, d’altronde, è un’attività che può prendere il via da varie motivazioni: per piacere personale, per prestigio sociale, per investimento o per speculazione finanziaria. Niente di scandaloso: da quando esistono l’arte e il collezionismo, è sempre stato così. Ciò non vuol dire, però, che si possa mettere tutto sotto lo stesso cappello, anche perché alcuni di questi approcci hanno veramente poco a che fare con l’arte in sé e nascono, per farla breve, da un’eccessiva fede nel mercato che si concretizza in un’equazione quanto meno opinabile: valore economico=valore storico-artistico.

Il libro Collecting Art for Love, Money and More di Ethan Wagner e Thea Westrich Wagner
Il libro Collecting Art for Love, Money and More di Ethan Wagner e Thea Westrich Wagner

Per capire bene come sia cambiato il mondo del collezionismo tra XX e XXI secolo vorrei citarvi un passaggio del libro Collecting Art for Love, Money and More scritto dalla coppia di collezionisti, e [glossary_exclude]art advisor[/glossary_exclude], americani Thea Westreich Wagner e Ethan Wagner. «Se c’è una differenza definitiva tra come si collezionava in passato – all’incirca fino a vent’anni fa – e come si colleziona nel secondo decennio del XXI secolo – scrivono i due autori – per noi è questa: in passato la maggior parte dei collezionisti comprava arte con la convinzione (o forse la speranza) che le loro acquisizioni sarebbero, in futuro, divenute importanti nella Storia dell’Arte e che con tale riconoscimento i lavori avrebbero potuto anche aumentare di valore. Oggi, invece, vi è una convinzione diffusa tra molti collezionisti d’arte che, quando i prezzi di un artista aumentano sostanzialmente, tale sviluppo da solo – ipso facto – segnali l’importanza storica dell’artista. In sostanza, i marcatori di valore sono stati invertiti».

Questo mutamento cosa sta comportando? Beh, sostanzialmente una mutazione di fondo di quelle che sono le basi stesse del collezionismo, diciamo così, genuino. Il collezionista del nuovo secolo sembra più attento all’andamento del mercato che non agli aspetti conoscitivi che, da sempre, stanno alla base del collezionare arte contemporanea e che costituiscono l’abilità del collezionista di prevedere il futuro valore artistico di un’opera.

Un cambiamento importante che oggi, a mio [glossary_exclude]avviso[/glossary_exclude], non ci permette più di parlare in modo generico di collezionista, ma ci obbliga a scindere questo soggetto in almeno tre figure: il collezionista “puro”, l’investitore e lo speculatore. Fermo restando che, come spesso avviene nelle schematizzazioni, i confini reali non sempre sono così netti, solo con questa divisione è possibile capire a fondo alcune delle dinamiche, in parte già affrontate, che caratterizzano il Sistema dell’Arte Contemporanea.

 

Il Collezionista “puro”

 

Sotto questa etichetta, che può forse suonare anche come eccessiva, rientrano tutti quegli appassionati d’arte che non si accontentano di un amore platonico e che acquistano arte in modo sistematico od occasionale, per soddisfare necessità personali di varia natura: emotiva, intellettuale, creativa. Che diano vita o meno ad una collezione strutturata, sono persone che frequentano in modo assiduo il mondo dell’arte: partecipano alle inaugurazioni, visitano mostre e musei, intrattengono rapporti con gli artisti e galleristi, amano condividere la propria passione, studiano e si informano. Il Collezionista “puro”, e questa è la sua principale caratteristica, crede nelle opere che acquista e nell’artista che le ha create e, cosa ancora più importante, compra guidato dalla sua sensibilità e dal suo gusto personale. Per lui l’opera d’arte non è un semplice complemento d’arredo, ma un vero e proprio oggetto del desiderio di cui apprezza, primariamente, il valore estetico. La ricompensa per questo suo amore incondizionato arriva quando il suo “istinto” trova conferma, ad esempio, nell’apprezzamento di altri collezionisti o di amici con cui condivide un’uguale passione per l’arte; quando il Sistema dell’Arte (media, musei, gallerie ecc.) dà attenzione al lavoro di uno o più artisti tra quelli che ha deciso di seguire. Ovviamente, e questo è umano, anche il Collezionista “Puro” non è indifferente alla crescita delle quotazioni dei suoi artisti, e ne ha piacere, in particolare quando questa è sinonimo di una crescita, naturale, del valore culturale dell’artista e non solo frutto di mode del momento.

Dorothy e Herbert Vogel
la storia di Dorothy e Herbert Vogel è uno degli esempi più alti di collezionismo “puro”

 

L’Investitore

 

Arte e investimenti vanno a braccetto da qualche Secolo. E spesso quella dell’Investitore è solo una figura “derivata” da quella del Collezionista “puro”. Diciamo, un collezionista, più o meno appassionato d’arte, ma che ha una forte attenzione per il valore economico futuro di quello che compra e che, di conseguenza, crede fermamente nell’autorità dal mercato: il prezzo per lui diventa la bussola principale per capire cosa va di moda in un determinato momento orientando, di conseguenza, le sue scelte. Generalizzando, per il collezionista-investitore vale, molto spesso, l’assioma secondo cui le opere migliori sono quelle che costano di più. Oggi, quella dell’investitore, è forse la figura più in ascesa nel Sistema dell’Arte, seppur con diverse sfaccettature: si va da chi, fortemente appassionato, riconosce all’arte anche un ruolo nella diversificazione del proprio pacchetto di investimenti finanziari (da qui il proliferare, nel Private Banking, di servizi di Art Advisory che aiutano a costruire collezioni private ad hoc); al giovane che desidera acquistare un’opera d’arte, anche solo per arredare casa, e prima che sull’artista si informa sul valore economico che, in prospettiva futura, avrà l’oggetto che gli interessa e in base a questo decide di comprare o meno.

 

Lo Speculatore

 

Il modus operandi dello speculatore nel mercato dell'arte è praticamente identico a quello della speculazione finanziaria.
Il modus operandi dello speculatore nel mercato dell’arte è praticamente identico a quello della speculazione finanziaria.

All’estremo opposto del Collezionista “puro” troviamo, invece, lo Speculatore: un’evoluzione, in [glossary_exclude]negativo[/glossary_exclude], dell’investitore. In questo caso l’interesse per l’arte in sé è veramente secondario, quello che conta è il guadagno finanziario che si può ottenere da una compravendita ben gestita. Nella sua versione più “nobile”, la speculazione in arte prende il nome di “Art Fund”: veri e propri fondi di investimento che invece di comporsi di titoli di borsa sono costituiti da opere d’arte. Anche in questo caso, niente di nuovo sotto il sole, il primo Fondo d’Arte risale al 1904. Con la differenza che oggi, con la finanza che ha pervaso ogni più nascosto anfratto della nostra vita, il fenomeno ha ovviamente dimensioni molto più significative. Basti pensare che non esiste rapporto sul mercato dell’arte che non dedichi una sezione all’analisi di questo da un punto di vista finanziario. Accanto a questi Fondi, ovviamente, non mancano – proprio come accade in borsa – gli speculatori veri e propri che comprano e vendono all’asta con grandissima rapidità. Giusto il tempo di far salire i prezzi. Questa è una figura particolarmente invisa ai galleristi: tra le regole non scritte del mercato dell’arte, infatti, ce n’è una che prevede, in caso di vendita, che il collezionista si rivolga, in via prioritaria, al gallerista da cui ha comprato l’opera che intende cedere. Per il mercante, d’altronde, è fondamentale tenere sotto controllo il mercato di un proprio artista e proteggerlo, difendendone, in questo modo, anche la carriera. Lo speculatore che compra in galleria per rivendere in asta a prezzi esorbitanti, di fatto, spezza questo meccanismo, oltre a causare quelle “distorsioni” dei prezzi che caratterizzano spesso la fascia alta del mercato. Tanto che, una delle tendenze registrate nel 2013, è stato il crescente interesse del collezionismo internazionale per la fascia media del mercato, più immune alle speculazioni.

 

Collezionisti e Artisti: una partnership fondamentale

 

Qualunque sia il modello di collezionismo adottato, una cosa però è certa: arte e collezionismo sono due realtà molto più connesse di quanto si possa pensare. Non si tratta di un semplice rapporto domanda-offerta. Il collezionismo, infatti, è il motore del mercato e il mercato è la linfa vitale del Sistema dell’Arte: che ci piaccia o meno, senza soldi l’arte non potrebbe esistere. Ed è da sempre così. Non solo. Il riconoscimento di un artista e il suo successo all’interno del Sistema parte, spesso, proprio dal collezionista. Talvolta anche prima che dai galleristi. Non sono rari i casi, infatti, di collezionisti che hanno portato qualche giovane talento all’attenzione di qualche mercante loro amico, determinandone, così, l’inizio di un percorso di valorizzazione sia culturale che economica. Per questo è fondamentale che il Collezionismo “puro” rimanga il cuore del Sistema dell’Arte.

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.

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