Milanese di origine ma varesino di adozione, Enrico Baj è protagonista a Palazzo Leone da Perego di Legnano con la mostra Mirabili Mostri. L’Apocalisse secondo Baj. L’esposizione, inaugurata il 6 novembre scorso e che segue la recente retrospettiva di Aosta, approfondisce un importante capitolo della sua vicenda creativa, ovvero si concentra sul ciclo narrativo costituito dall’Apocalisse, un’ installazione di grandi dimensioni realizzata a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. A questa opera Baj si dedicò in maniera totale, aggiungendo sagoma a sagoma, personaggio a personaggio, in una giostra di creature maligne e grottesche, un carosello di mostruosità esuberanti, un abisso psichedelico di danze macabre concepite per essere lo specchio di un mondo in degrado, viziato dal benessere a tal punto da non accorgersi del gorgo che lo inghiotte. La denuncia ai mali della contemporaneità sferrata da Baj a suon di linguacce e gestacci, di nomi osceni e irriverenti (Linguinbocca, Mangiagiduglie, Ranocchio cornuto, Cazzorittocannibal-mangiabambini) fa riflettere sulle miserie dell’umanità e su quell’ansia di potere che ha corrotto anche i suoi personaggi più mansueti, trasformandoli in piccoli demoni. Non poteva che partire da qui la selezione di mostre che Collezione da Tiffany vi consiglia questa sabato come assolutamente da non perdere. Come assolutamente da vedere è la bella personale che lo spazio Assab One di Milano sta dedicando a Vincenzo Cabiati: RICH BITCH – tutto è relativo.
Curata da Michela Eremita, questa personale ha un taglio molto particolare che la porta fuori dal classico schema delle retrospettive, pur proponendo un corpus di opere che attraversano tutta la carriera di Cabiati. Disposte nello spazio espositivo senza darsi precedenza, le opere sembrano così coabitare, annullando la data di creazione e consegnandoci un’istantanea dell’artista, partendo dall’assunto che in ognuno di noi convivono il passato, il presente e il futuro. Così, con il loro tempo indefinito e le loro dinamiche, le opere orchestrano a ritmo sommesso e a volte sincopato, epifanie di significati e cominciano a narrare e a far muovere lo sguardo generando relazioni e ricordi, déjà vu.
E’ fissato per il 16 novembre, invece, il secondo appuntamento della stagione espositiva della Galleria Monitor di Roma che vede protagonista Elisa Montessori (n. 1931), la quale debutta negli spazi della galleria con Ogni cosa è un’altra, personale che mira ad investigare la ricerca della Montessori sin dai suoi esordi negli anni Settanta, passando per alcune opere significative degli anni Ottanta (celebre La terra dei Masai presentato alla Biennale di Venezia del 1982) fino a incorrere nelle opere più recenti, caratterizzate da un piglio fresco e attualissimo. Raffinata nel segno e nella composizione, nella ricerca della Montessori si rintraccia l’influenza di due mondi: la fertilità culturale dell’ occidente e quella più segnica e nascosta dell’oriente. Ed è proprio nel suo particolare utilizzo del segno che emergono al contempo le avanguardie storiche e le suggestioni orientali che vedono nel gesto stesso del tracciare una totalità di esperienze fisiche e mentali.
Ancora il 16 novembre, ma questa volta a Milano, la programmazione della nuova sede della galleria Wunderkammern entra nel vivo con la personale Latitude dell’artista spagnolo David de la Mano (n. 1975), uno dei più importanti esponenti del movimento dell’Urban Art. Attraverso un linguaggio stilistico minimale e caratterizzato dall’uso monocromatico del nero, David de la Mano arriva a creare opere estremamente poetiche, riflesso simbolico della condizione dell’umanità. La mostra personale Latitude proporrà una riflessione sul concetto di latitudine intesa non unicamente come termine geografico ma come una situazione del corpo.
Dal 17 novembre prossimo, a Milano, la FL GALLERY di Federico Luger ospiterà davvero, quarta mostra personale di Bruna Esposito, una delle più note e significative artiste italiane e unica italiana invitata alla Tredicesima Biennale Internazionale di Cuenca (Ecuador, 2016), a cura di Dan Cameron. Il progetto presenta due nuclei di lavori, uno inedito e l’altro che riprende temi e materie cari all’artista. Le opere dialogano tra loro, creando una sorta di fenomeno. Occhi di pesce e scope di bambù in un allestimento paranoico e ironico, dove gli sguardi molteplici degli occhi di pesce si immergono in una boscaglia corallina di scope. Bruna Esposito ci sorprende “davvero”: tra stratificazioni di materiali, entriamo in un universo sommerso, enigmatico e muto.
Sempre a Milano, al Cubet di via Giovanni Antonio Plana 26, apre il 17 novembre la mostra Il Sigillo di Leddi. Simboli, metafore e allegorie degli anni settanta. Un primo omaggio a Piero Leddi, pittore milanese recentemente scomparso e di cui vengono esposti alcuni disegni preparatori per quadri maggiori, ma che sono anche opere “autonome”, vive e suggestive in sé, tutte realizzate attorno agli anni Settanta, quando si erano già splendidamente fissati e consolidati i caratteri fondanti del suo linguaggio espressivo e della sua poetica, i tratti fondamentali di un suo modo d’essere pittore ben riconoscibile e robusto, fatto di luminosa intelligenza dell’immagine, di commossa partecipazione alla quotidianità dei sentimenti, di limpida dilatazione lirica.
Infine, la galleria SpazioA di Pistoia inaugura, sabato 19 novembre 2016, La storia viene sempre dopo, quarta mostra personale dell’artista Chiara Camoni (1974), nello spazio di Via Amati 13. Chiara Camoni spia il rapporto che l’opera intrattiene con la realtà. I lavori di questa mostra raccontano anche ciò che avviene prima di loro e ciò che ne segue, ovvero il processo creativo e la storia che poi ne scaturisce. Il prima e il dopo: due zone che forse non competono l’opera – che si basta da sé – ma che sembrano continuamente affacciarsi nel lavoro di Chiara Camoni, con ironia e apprensione.