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dal 2012 il primo blog dedicato al collezionismo d'arte.

Capodanno a Fenway Court

del

Quando molti anni fa ho iniziato ad interessarmi al collezionismo d’arte, un ruolo fondamentale nello sviluppo di questa mia passione è stato giocato da un libro che ancora oggi amo ripescare dalla libreria per piluccare qualche storia gustosa su questo mondo fatto di arte, gusto, piacere per il rischio ma anche di tanta eccentricità: I Grandi Collezionisti Americani di Aline B. Saarinen. Un libro scritto nel 1958 e arrivato in Italia alla fine degli anni Settanta ma che ancora oggi mantiene la sua freschezza.

Isabella Stewart Gardner
Isabella Stewart Gardner

Tra le tante storie raccolte da Saarinen ce n’è una che sembra particolarmente adatta visto l’approssimarsi della fine dell’anno: quella di Isabella Stewart Gardner, della sua collezione e del capodanno del 1902…

Boston stava per entrare nel suo 740° anno di esistenza e da un paio d’anni le paludi di Boston Fens erano animate da un andirivieni di laterizi, operai e mezzi di ogni genere. Un fervore febbrile che suscitava le più strane “fantasie” tra i cronisti cittadini, sempre in cerca di “voci” che gli facessero capire cosa stava succedendo in quella che era una delle zone meno ospitali della città. Qualche operaio parlava del “palazzo italiano di Mrs Gardner” ma quello che si poteva intravedere tra le alte impalcature era solo una severa muraglia di quattro piani difficilmente interpretabile. Eppure, se c’era di mezzo Mrs Gardner quello che bolliva in pentola là, vicino alle paludi, non poteva che essere qualcosa di grandioso. Sì, perché Isabella Stewart Gardner, nata a New York nel 1840 e discendente, secondo la tradizione, dalla dinastia di Re Fergus il Grande, era una delle donne più in vista (e più discusse) della città.

Figlia di David Stewart, facoltoso imprenditore minerario, e Adelia Smith, Isabella aveva sposato nel 1860 uno degli scapoli d’oro più ambiti di Boston: John Lowell Gardner. E la loro vita coniugale sarebbe trascorsa tranquilla se nel 1865 non fosse stata scossa dalla morte prematura di John Lowell III, unico figlio della giovane coppia nato, dopo una lunga attesa, nel 1863. La perdita gettò i due in un profondo sconforto che li spinse a lasciare Boston per un viaggio in Europa.

Isabella Stewart Gardner ritratta da Anders Zorn nel 1894.
Isabella Stewart Gardner ritratta da Anders Zorn nel 1894.

Al ritorno dal vecchio continente Isabella sembra cambiata: non è più la donna tranquilla e malaticcia che ha sposato il rampollo di casa Gardner ma una creatura capricciosa, le cui stravaganze affascineranno e scandalizzeranno tutta la città. Isabella si è trasformata in quel personaggio istrionico, egocentrico e acuto che le garantirà un posto nella storia. Spietata e crudele ma anche dolce e simpatica, Isabella Stewart Gardner ha un solo desiderio: primeggiare su tutti e ciò la porta a non tollerare ostacoli e intromissioni. E’ in questi anni che inizia la sua carriera di collezionista dopo un inizio, nei primi tempi del matrimonio, in cui, assieme al marito, si era dedicata solo a qualche acquisto d’arte, come era molto in voga tra la borghesia statunitense (e bostoniana) dell’epoca: qualche arazzo, vetrate e alcuni paesaggi francesi, tanto per adornare la loro dimora al numero 150 di Beacon Street. Il tutto, però, senza un senso critico preciso. Questo arriverà più tardi grazie, allo studio e alle sue frequentazioni (non sempre platoniche) di scrittori, musicisti e artisti che sosteneva anche economicamente.

Dalla fine degli anni Novanta del Secolo, complice un’eredità di circa 3 milioni di dollari ricevuta alla morte del padre nel 1891, Isabella inizia a costruire quella che in breve tempo diverrà una collezione di importanza internazionale che comprende, principalmente, dipinti e statue, ma che contempla anche arazzi, fotografie, argenti, ceramiche, manoscritti e elementi architettonici come porte, vetrate e camini.

Bernard Berenson
Bernard Berenson

Anno di svolta: il 1894. Il personaggio: Bernard Berenson. Il posto: Londra. Il giovane critico bostoniano, grazie alla sovvenzione di un gruppo di amici era partito per l’Europa per affinare la preparazione ricevuta ad Harvard. Ma i suoi “sponsor” smisero ben presto si sostenerlo, un po’ delusi da quale suo girovagare per la Vecchia Europa con la “scusa” di esercitare l’occhio e approfondire la sua conoscenza dell’arte che poco comprendevano. Un’attività che, invece, attirerà l’attenzione di Isabella Stewart Gardner che si sostituì ai finanziatori della prima ora accaparrandosi, in questo modo, i servigi di una delle menti più illuminate del mondo dell’arte che, proprio in quegli anni, iniziava a pubblicare i suoi primi lavori sull’arte italiana dando inizio alla sua carriera di “esperto”: il primo a cercare di dare un’aura di scientificità alle attribuzioni.

E’ così che, dall’estate del 1894, Berenson inizia per Mrs Gardner ad esplorare il mercato dei Grandi Maestri antichi, verso cui si era appuntata l’attenzione dei due coniugi collezionisti dopo un inizio incentrato sui contemporanei. Entrano così a far parte della raccolta dei Gardner almeno 70 opere tra cui capolavori come La morte di Lucrezia e una Madonna con Bambino di Botticelli, il Ratto d’Europa di Tiziano, ritratti di Raffaello e Velàsquez e un polittico di Simone Martini: l’unico, completo, che si trova fuori dal nostro Paese. Ma anche l’affresco di Piero della Francesca raffigurante Ercole. Non mancheranno, certo, opere acquistate direttamente da lei, come una Madonna col Bambino di Lippo Memmi, o opere comprate su indicazione di qualche amico artista, come alcuni lavori di Gentile Bellini, ma è dietro consiglio di Bernard Berenson che Isabella Stewart Gardner entra in possesso dei suoi pezzi più pregiati tanto da rivaleggiare, per concentrazione di capolavori, con collezioni ben più ampie, come quella di J. P. Morgan, quotata ben 60 milioni di dollari contro i 3 di quella di Mrs Gardner.

S. Botticelli, La morte di Lucrezia, come appare ancora oggi all'interno dell'Isabella Stewart Gardner Museum di Boston
S. Botticelli, La morte di Lucrezia, come appare ancora oggi all’interno dell’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston

Confronti a parte, la collezione Gardner cresce senza badare a spese e già alla fine del Secolo la casa di Beacon Street appare non più in grado di contenere le tante opere acquistate. Dopo un iniziale progetto di ampliamento dell’abitazione, nel 1896 nasce così l’idea di costruire un palazzo in stile veneziano sulle paludi di Boston Fens alla cui edificazione, dopo la morte del marito, Isabella si dedicherà con tutte le sue forze, seguendo personalmente i lavori che avrebbero dovuto portare alla nascita di un edificio ispirato a Palazzo Bardini sul Canal Grande a Venezia. Dal 1896 al 1900 – anno di inizio lavori – la vedova Gardner girerà, così, il mondo raccogliendo colonne (tra le quali quelle della veneziana Ca’ d’Oro), scalinate, camini, stoffe e tutti quegli elementi che già sapeva bene dove sarebbero stati collocati nel nuovo palazzo a partire dal 1902, anno in cui l’edificio viene ultimato.

Fenway Court
Fenway Court vista arrivando da sud

Arriviamo così, rapidamente, al 31 dicembre del 1902. Fenway Court è terminato e pronto per l’inaugurazione e quale momento migliore per un evento così atteso se non la notte dell’ultimo dell’anno? Fino a quel momento solo pochi privilegiato avevano potuto ammirare la nuova dimora Gardner. Per il resto il riserbo sul progetto era stato totale. Un segreto custodito, tanto per cambiare, anche con trovate eccentriche come lo scegliere i piccoli non vedenti dell’Istituto Perkins per saggiare l’acustica della sala da musica.

In quella notte di Capodanno, i pochi cronisti che erano riusciti ad introdursi, travestendosi, nel Party, altrimenti precluso alla stampa, riuscirono a vedere l’alta società bostoniana, tutta raccolta nella nuova magione, salire lo scalone per omaggiare la padrona di casa e ridiscenderne subito dopo. Ma quello che deve aver abbagliato i loro sguardi deve essere stato proprio il palazzo che oggi è meglio noto come l’Isabella Stewart Gardner Museum e che oggi come allora, si presenta come un capolavoro nel suo genere, frutto del gusto della proprietaria ormai sessantaduenne e dove ogni oggetto era risposto con grazia.

Fenway Court, il cortile interno (1902)
Fenway Court, il cortile interno (1902)

Ovunque era (ed è) possibile ammirare il tocco personale di Mrs Gardner capace di fondere, in modo mirabile, architettura e decoro interno. Un equilibrio squisito a cui solo le immagini dell’epoca possono rendere giustizia e che rappresenta l’accento più alto dell’opera di Isabella Stewart Gardner: nato per conservare e circondare quella raccolta da lei creata grazie anche (e forse soprattutto) agli insegnamenti di Bernard Berenson, i cui libri – assieme alla stessa collezione Gardner (una delle prime ad ospitare lavori dei Primitivi Italiani) – saranno fondamentali per la formazione di quel gusto per l’arte italiana che i miliardari dell’epoca seguirono in grande stile. Ma anche la dimostrazione di come un collezionista non nasca per caso ma solo grazie ad un’attenta formazione, dalle frequentazioni giuste e anche da un pizzico di follia… che non guasta mai. Buon anno a tutti da Collezione da Tiffany!

Fenway Court, la Sala Raffaello (1902)
Fenway Court, la Sala Raffaello (1902)
Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.

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