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Paolo Scheggi a Copenhagen. All’asta un’opera sconosciuta

del

Artista dalla ricerca multidisciplinare, polimorfa e nello stesso tempo coerente nel suo eclettismo, Paolo Scheggi (Firenze 1940 – Roma 1971) è stato uno dei protagonisti internazionali della scena creativa e intellettuale del secondo dopoguerra. Morto in giovane età di arresto cardiaco, l’artista è stato negli ultimi dieci anni riscoperto dalla critica d’arte e dai collezionisti. Nel 2013 è nata l’Associazione Paolo Scheggi per tutelare, promuovere e studiare la sua ricerca, attraverso pubblicazioni e mostre. Il record in asta è stato raggiunto l’anno scorso da Sotheby’s a Milano con Intersuperficie curva bianca (1969), battuto per 1.350.000 euro.

Presente alla Biennale di Venezia nel 1966, del 1972, del 1976 e del 1986, Scheggi espose nelle principali manifestazioni artistiche del tempo, da Parigi a New York, da Buenos Aires ad Amburgo, da Zagabria a Düsseldorf. I Sessanta e i Settanta furono anni rivoluzionari, contraddistinti dal recupero dei manifesti delle avanguardie storiche, e soprattutto dalla riscoperta dell’utopia come strumento estremo di trasformazione del mondo. In questo contesto culturale, l’artista compose alcune delle sue celebri opere monocromatiche attraverso la sovrapposizione di più tele, ciascuna delle quali presenta delle aperture di forma ellittica. La serie si chiama Intersuperfici.

Paolo Scheggi, Intersuperficie curva dal rosso, 1962-63. L'opera è stata ritrovata a gennaio in una collezione privata danese.
Paolo Scheggi, Intersuperficie curva dal rosso, 1962-63. L’opera è stata ritrovata a gennaio in una collezione privata danese.

Appartiene proprio alla serie Intersuperficie curva dal rosso l’opera appena trovata, risalente al 1962-63 e fino a questo momento sconosciuta, che era conservata all’interno di una collezione danese privata. Oggetto di punta della mostra Avantgarde Art 1960 + 1970 tenuta a Parigi lo scorso 12 e il 13 settembre, il pezzo di Scheggi (quotato € 270.000-335.000) sarà messo all’asta da Bruun Rasmussen Auctioneers of Fine Art di Copenhagen, una delle principali case d’asta scandinave, dal 20 al 29 settembre, assieme ai pezzi di numerosi artisti italiani e stranieri fra i quali Daniel Spoerri, Carlos Cruz-Diez, Bruno Gambone e Toni Costa. Abbiamo rivolto qualche domanda a Niels Boe Hauggaard, specialista nella valutazione delle opere di arte moderna per Bruun Rasmussen Auctioneers.

Margherita Zanoletti: Quanto tempo fa è avvenuto il ritrovamento dell’opera sconosciuta e dove si trovava?

Niels Boe Hauggaard: «Nel gennaio di quest’anno. L’opera di Scheggi è stato affidata alla nostra casa d’aste da un privato dello Jutland (la regione occidentale della Danimarca, ndr), che desidera rimanere anonimo. Lavori relativi al Gruppo Zero sono presenti in svariate collezioni private danesi in Jutland grazie sia all’Herning Art Museum (HEART) e alla sua ricca raccolta di opere di Piero Manzoni, sia alla collezione privata di Aage Damgaard costituita negli anni Sessanta. In quel periodo queste due realtà crearono forti legami tra la Danimarca e gli artisti italiani, a partire da Manzoni e Castellani».

M.Z.: In che modo l’opera rinvenuta supera i confini dell’arte tradizionale?

N.B.H.: «Giocando con lo spazio fisico reale e con la prospettiva (al contrario dell’illusionismo). L’opera di Scheggi supera i confini dell’arte del suo tempo perché interagisce con la prospettiva e il movimento dell’osservatore, e muta di aspetto in relazione alla luce. In questo senso, Scheggi e i suoi contemporanei dei gruppi Azimuth e Zero furono predecessori e contrappunti europei rispetto al minimalismo americano degli anni Sessanta».

M.Z.: Su quali tra i “pezzi forti” dell’asta, oltre all’opera di Scheggi, c’è maggiore attesa?

N.B.H.: «Physichromie No. 393 (1968) di Carlos Cruz-Diez (quotato € 54.000-80.000), La douche III. Détrompe l’oeil (1976) di Daniel Spoerri (quotato € 13.500.), Object (1970) di Bruno Gambone e Dinamica Visuale (1967) di Toni Costa (quotato € 8.000-10.000) sono senz’altro le highlights dell’asta. Sono tutte opere provenienti da collezioni danesi private, a lungo fuori dal mercato».

M.Z.: Nei tre decenni in cui è vissuto, Scheggi condensa un lavoro che, dai primi esperimenti alle ultime “azioni”/performance, rivela interessi rivolti oltre che alla pittura, all’architettura, alla letteratura e al teatro, introducendo il suo lavoro al di fuori dei tradizionali spazi espositivi. Quali delle opere all’asta più rievocano il clima di eclettismo concettuale e poliedricità espressiva, incarnato dall’opera di Scheggi?

N.B.H.: «In questa vendita, Intersuperficie curva dal rosso si distingue come l’opera più importante e rappresentativa. Riscoprire un lavoro di questa qualità all’interno di una produzione così limitata è un avvenimento estremamente raro e fuori dal comune. Physichromie No. 393 appartiene a un’altra scuola, ma allo stesso tempo è interessante notare le similitudini con l’opera di Scheggi. Entrambe le opere interagiscono con la prospettiva dello spettatore e rendono il colore un’entità indipendente».

M.Z.: Su quali altri artisti delle avanguardie degli anni sessanta e settanta all’asta in questa occasione consigliate di investire e perché?

N.B.H.: «Bruno Gambone e Toni Costa. Attualmente hanno ancora prezzi piuttosto accessibili, e sono sicuramente di elevata qualità».

 

Gli altri highlight dell’asta di Copenhagen

 

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