Per chi ama il contemporaneo non c’è scusa che tenga: Torino è una tappa obbligata del proprio personale grand tour nella penisola. E questo anche se i tempi della rinascita culturale sono ormai lontani, i soldi scarseggiano e la salute del Castello di Rivoli si è fatta un po’ più cagionevole (tanto per essere gentili). Sarà per quella sua anima complessa che racchiude in sé, tanto per citare Arrigo Levi, «Torino città operaia. Torino città della Fiat. Torino con la tradizione di città capitale. Torino città italiana, anzi romana, ma anche città alpina, che guarda alla Francia e all’Europa», ma l’ex capitale del Regno, nonostante un collegamento pessimo con il resto dello stivale, mantiene saldamente lo scettro di laboratorio del contemporaneo affiancando alla scena “ufficiale” – quella dei vari Rivoli o Artissima, tanto per intendersi – un network più “underground”, che anima il ventre della città con iniziative di tutto rispetto e convive con l’altra in una straordinaria armonia.
E così ti può capitare, passeggiando tra le geometrie dei giardini della Reggia di Venaria, di imbatterti in una selva di sculture e installazioni realizzate dai 24 artisti, noti ed emergenti, che quest’anno partecipano a Art Jungle, evento curato da Francesca Canfora e Daniele Ratti che sarà inaugurato il 25 giugno prossimo alle ore 18.00 e che durerà tutta l’estate. Oppure ti potrebbe cadere un Meteorite in giardino, per sfruttare il titolo della manifestazione estiva della Fondazione Merz, dedicata all’arte visiva e alla musica contemporanea che quest’anno giunge alla sesta edizione proponendo, come da copione, una serie di incontri con artisti italiani ed internazionali che si terranno nei primi tre martedì di luglio. Ma questi possono essere solo dei buoni pretesti per scoprire la Torino underground, quella Torino vocata al contemporaneo (si legga: alla cultura contemporanea) che non ha una data di inaugurazione e una di chiusura perché è sempre aperta per farvi partecipi di un dialogo che, come un fiume carsico, scorre sempre tra le vie cittadine.
Un dialogo che dai tavolini del B.A.R. L.U.I.G.I., base aerospaziale ricercatori di luoghi, di utopie indipendenti e geometrie ignote in via Brandizzo n. 31, ci porta fino all’Ex Manifattura Tabacchi, che abbiamo visitato a novembre in occasione della prima edizione di Photissima e che durante l’estate si trasforma, per il secondo anno consecutivo, in un incubatore dedicato alla giovane arte, rivivendo attraverso la mostra Urbex (esplorazione urbana, ndr) di Alessandra Ferrua e gli interventi del consorzio culturale BiTh – Barbari Invasori e Thealtro, per diffondersi, con il progetto Manifattura Diffusa, nel territorio circostante grazie alla collaborazione delle varie associazioni culturali della zona. E’ qui che incontro la mia guida alla Torino contemporanea: Chiara Lucchino, amica e collega della redazione di Arte Sera – free press e blog che dal 2010 cerca di portare il contemporaneo tra la gente. Un punto di vista decisamente privilegiato per scoprire i più imprevisti e moderni recessi della città sabauda.
Bando agli indugi, dunque: lasciamo l’ex Manifattura e ci dirigiamo di passo lesto verso via Paganini dove passiamo davanti all’ex stabilimento SICMA che ora ospita il Bunker, riserva urbana di musica contemporanea che proprio stasera (19 giugno, nrd) ospita il concerto dei FIDLAR (Fuck It Dog Life’s A Risk), band della scena Skate Punk / Garage Punk di Los Angeles che ha all’attivo un disco omonimo uscito ad inizio anno per l’etichetta Mom + Pop Music. Giusto due curiosità: il batterista della band, Max Kuehn, è nientemeno che il figlio di Greg Kuehn chitarrista dei leggendari T.S.O.L., band punk californiana nata nel 1978; mentre Brandon Schwartzel, bassista della band, è il figlio di Mr John Carper, il famoso designer di surf. Insomma, il concerto del Bunker è l’occasione buona per ascoltare l’ultimo frutto dei punk rocker di seconda generazione. Apertura cancelli ore 22. La giornata è ancora lunga e ora… dritti in via Pomba dove arriviamo in una manciata di minuti.
Lo spazio percorso è breve, pochi metri, ma il salto concettuale sembra infinito. Al n. 29 della via dedicata al celebre tipografo ed editore torinese, mi trovo di fronte ad una “creatura” a dir poco strana: Have a Window, un non luogo dedicato all’arte contemporanea, una vetrina-progetto, in cui l’opera si mostra da sola, senza troppe informazioni, in uno spazio al di fuori di una galleria, snaturata, fuori dal contesto istituzionale dell’arte: spontaneamente e accidentalmente. In vetrina, per il momento, Adagio ma non troppo, installazione del 2013 di Madamin Bertun, artista italiana che vive a lavora a Buenos Aires. Lasciata la vetrina di via Pomba ci immergiamo nel quadrilatero torinese per arrivare alla “tana dei conigli”: il K-Hole, nuovo spazio indipendente per l’arte contemporanea gestito in Via Sant’Agostino dall’associazione Kaninchen-Haus che propone una programmazione espositiva incentrata su progetti di sperimentazione nell’ambito dell’arte contemporanea e che, pur non disdegnando le collaborazioni con altre realtà nazionali ed internazionali, si lega alle residenze d’artista che organizza in proprio. Qui, a settembre andrà in scena la mostra dedicata, appunto, ai progetti vincitori della seconda edizione del programma di residenza viadellafucina. Il modo migliore per seguire l’attività di questo spazio è la pagina Facebook.
Lasciato il K-Hole, pochi passi e siamo in Via Bellezia dove ha sede lo Spazio Ferramenta, progetto culturale indipendente che coinvolge un gruppo di cinque persone e la cui direzione artistica è a cura di Raffaella Bassi e Susanna Sara Mandice. Si tratta, molto probabilmente, di una delle sedi dell’underground torinese più interessanti, dove viene promossa la sperimentazione artistica e la contaminazione tra linguaggi contemporanei. Dopo una stagione intensa, culminata con una serie di eventi organizzata in occasione del Salone del Libro, lo Spazio di Via Bellezia si appresta all’ultima fatica: Verfremdungseffekt /Straniamento, mostra degli artisti emergenti Vincenzo Napolitano e Eleni Kolliopoulou. Napolitano allestirà la sua prima personale nell’infernotto quattrocentesco dello Spazio Ferramenta utilizzando tecniche, materiali e icone tipici della grafica pubblicitaria che invade la nostra quotidianità. Kolliopoulou, invece, presenterà in anteprima il video della performance Kolaps/ Collapse/ urban poetry realizzato a Halle an der Saale (Ger). Lavoro che, tra le altre cose, è stato selezionato e verrà presentato durante la 19ª Psi-Performance Studies International Conference (26 -30 giugno 2013, Standford, U.S.A.). L’inaugurazione è prevista per il 25 giugno alle ore 19 e sarà l’occasione per lo Spazio di salutare tutti i suoi fan prima della pausa estiva. Una vera e propria festa il cui protagonista, oltre a Vincenzo Napolitano e Eleni Kolliopoulou, sarà il musicista Diego Perrone eccezionalmente accompagnato da Generoso Gene Urciuoli, “agitatore culturale” tra gli ideatori di progetto culturale. Mi appunto l’evento: da non perdere!
Ci lasciamo lo Spazio Ferramenta alle spalle e imbocchiamo Corso Regina Margherita e in una decina di minuti, chiacchierando del più e del meno, arriviamo in Via San Donato dove, mi spiega Chiara, nei locali che una volta ospitavano il Birrificio Metzger, recentemente recuperato, è stato inaugurato all’inizio di giugno un Centro di Cultura Contemporanea, un loft dinamico pensato per essere un nuovo contenitore di arte e cultura nel cuore di Torino che ogni venerdì si apre ad artisti e band. L’edificio è stupendo e unisce alla perfezione l’anima industriale e quella culturale della città. Ma è la nostra prossima meta che mi interessa maggiormente: lo Spaziobianco di Silvano Costanzo, nel cuore del quartiere di San Salvario. Nato nel 2011 questo spazio dedicato al contemporaneo può già vantare un curriculum espositivo niente male, almeno per chi è curioso del nuovo (veramente nuovo). Di qui, infatti, sono passati, Fupete, Sheila Pepe, Vik Muniz e Arianna Uda. Tanto per fare qualche nome. Assolutamente da tenere sott’occhio.
Proprio Arianna Uda, peraltro, ci conduce verso la fine della nostra gita torinese. In questi giorni, infatti, è stata ospite del Progetto Diogene, centro che organizza residenze e workshop per artisti o iniziative inusuali come Collecting People, alla quale la Uda ha preso parte il 13 giugno scorso, che nasce come occasione per condividere, nello spazio di un tram, una raccolta di riflessioni, pensieri ed intuizioni, di artisti, teorici e critici della scena culturale contemporanea. Uno strumento di conoscenza e di approfondimento che si sviluppa attraverso un movimento spontaneo di scambio reciproco di esperienze. La giornata, però, sta giungendo al termine. Il sole cala sulle facciate nobili di Torino e, un po’ affaticati da tanto girare, torniamo sui nostri passi alla ricerca di un posto dove rifocillarsi in attesa dell’inizio dello show dei FIDLAR al Bunker.
Davanti ad una birra fresca rileggo gli appunti di questo rapido viaggio che mi ha permesso di mappare alcune delle realtà più interessanti della città che dal 7 novembre al 12 gennaio 2014 ospiterà la prima edizione di ONE TORINO, nuovo progetto annuale dedicato al contemporaneo che coinvolgerà Torino e il Piemonte toccando sedi prestigiose come Castello di Rivoli, GAM, le Fondazioni Merz e Sandretto Re Rebaudengo e Palazzo Cavour. Due mesi di esposizioni che faranno da cornice ideale la 20esima edizione di Artissima (8-11 novembre), la terza di The Others (8-10 novembre) e la terza di Photissima (7-10 novembre). Ma adesso che la musica abbia inizio…
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