E se il condition report diventasse lo strumento per leggere tutte le imperfezioni. tecniche, artistiche e umane? Il lavoro di Glenn Ligon ci apre gli occhi e tocca le corde giuste per ragionare intorno all'utilità della documentazione conservativa.
Una lettera di Raffaello (mai recapitata) a papa Leone X Medici, segna la rotta per la futura buona conservazione delle rovine antiche di Roma, inaugurando idealmente il secolo d'oro della città e ponendosi come nume della tutela moderna.
Cosa possiamo "copiare" dal modello PNRR per la Cultura 4.0? Come le nostre collezioni private possono implementarsi e fare un passo in più verso la nuova idea di digitalizzazione?
Il contributo italiano alla creazione del mito americano è notevole. Sono diversi i connazionali che hanno avuto fortuna, esportando eccellenze come opere d’arte, antiquariato e connoisseurship. Due su tutti: Alessandro Contini Bonacossi e Federico Zeri.
Nel ventre di Parigi si sono succedute rivoluzione e controrivoluzione di tante cose, anche della pittura. La produzione di materiale per le Belle Arti ha per la prima volta un carattere semi industriale e sul mercato arrivano una gran quantità di nuovi pigmenti sintetizzati artificialmente.
Van Eyck, introducendo la tecnica ad olio, diede il via a una rivoluzione che modificò l’idea stessa e le potenzialità della figurazione. Ma cambiare il mezzo fa cambiare inevitabilmente la cassetta dei colori. I fiamminghi rinnovarono, quindi, l’intera palette di pigmenti usati in pittura.
Se nella pittura bizantina il fondo oro è fondamentale in quanto spazio della luce, in quella italiana esso ha un valore più ornamentale. Il trionfo della prospettiva, poi, lo renderà via via obsoleto fino a farlo sparire.
Pensare alle opere d’arte come “esseri fragili” ci può aiutare a considerarle preziose e degne di maggiori attenzioni: la fragilità non deve essere percepita, infatti, come qualcosa di negativo, ma piuttosto come il presupposto per la reazione. Ma quali potrebbero essere le fragilità di un’opera? Da dove derivano i suoi “malanni”?
ABBIAMO FINITO IL TEMPO, anche per l’arte
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