Van Eyck, introducendo la tecnica ad olio, diede il via a una rivoluzione che modificò l’idea stessa e le potenzialità della figurazione. Ma cambiare il mezzo fa cambiare inevitabilmente la cassetta dei colori. I fiamminghi rinnovarono, quindi, l’intera palette di pigmenti usati in pittura.
Se nella pittura bizantina il fondo oro è fondamentale in quanto spazio della luce, in quella italiana esso ha un valore più ornamentale. Il trionfo della prospettiva, poi, lo renderà via via obsoleto fino a farlo sparire.
Pensare alle opere d’arte come “esseri fragili” ci può aiutare a considerarle preziose e degne di maggiori attenzioni: la fragilità non deve essere percepita, infatti, come qualcosa di negativo, ma piuttosto come il presupposto per la reazione. Ma quali potrebbero essere le fragilità di un’opera? Da dove derivano i suoi “malanni”?
I pigmenti, per la loro natura chimico-fisica e per il rapporto con il legante pittorico, possono alterarsi irrimediabilmente modificando l’aspetto originario di un dipinto. Questo è il caso della biacca, utilizzata da Cimabue negli affreschi di Assisi e virata dal bianco al nero.
La scelta dei materiali da utilizzare per il restauro di un’opera d’arte non è affatto casuale ma poggia su un fondamento teorico inspirato ai principi fondamentali del restauro che si sono delineati nella storia. Ovvero la riconoscibilità, la reversibilità e la compatibilità, il tutto nell’ottica di un minimo intervento.
Cosa comporta il rispetto di questi principi? Quali sono i vantaggi e quali le difficoltà?
-Stuff happens!-
Così risponde Donald Rumsfeld, segretario alla difesa del governo Bush, ai giornalisti che chiedono conto dei saccheggi fuori controllo incorsi nella Baghdad bombardata...
Dopo una crisi pandemica che ha imposto nuovi protocolli e modi di valorizzare e pensare alla conservazione del patrimonio, ecco ora una nuova e gravissima crisi in Occidente che inevitabilmente tocca la sensibilità di tutti noi, e in particolare di coloro che del “prendersi cura” ne fanno una professione.
Ciò che è oggetto di devozione non è una semplice opera d’arte: l’icona russa merita attenzione particolare e studio approfondito anche da un punto di vista conservativo.
Rileggendo un interessante articolo di circa un anno fa della collega Alice Lombardelli, “#memoriaeoblio. Passaggi di stato: arte contemporanea ed esercizio dell’oblio” mi è...
Scopriamo il dietro le quinte della celebre casa d’aste Dorotheum. In questa intervista, Alessandro Rizzi, esperto del dipartimento di arte moderna e contemporanea di Milano