Per potere, fede o passione. Il collezionismo può avere tante motivazioni. Ma chi è il collezionista del XXI secolo? Con Angela Vettese cerchiamo di dare una risposta a questa domanda.
Nicola Maggi: Assieme al mercante, quella del collezionista è una delle figure fondamentali del Sistema dell’Arte Contemporanea. Qual è il profilo del collezionista del XXI secolo e cosa lo distingue dal grande collezionista del passato?
Angela Vettese: «Il collezionista di oggi compera cose che può rivendere anche se non necessariamente le rivende; il collezionista di un tempo si faceva decorare una casa e riteneva che il valore che proveniva dalle opere non fosse anche di investimento finanziario ma soprattutto di investimento in immagine. Ma stiamo ovviamente parlando di collezionisti speculatori, cioè di una piccola fascia. Non tutti sono Pinault o Arnaud o Charles Saatchi o Dakis Joannou».
N.M.: Nell’era della Globalizzazione il mondo dell’arte è tutto tranne che piatto ma si è geograficamente ampliato a dismisura rispetto al passato. Qual è una buona regola di primo orientamento per chi si affaccia al mondo del collezionismo e non vuole cadere vittima delle mode?
A.V.: «Conoscere la geopolitica, leggere cosa succede e dove, quali sono i distretti più creativi anche in campi diversi dall’arte, e per creativi intendo anche quelli che, uscendo da una guerra o da una lunga fase di stallo, hanno bisogno di cercare soluzioni nuove. E’ probabile che l’arte più significativa stia facendo il suo nido in quel genere di posti, come accadde in America nel dopoguerra e come è accaduto in Italia tra gli anni cinquanta e sessanta. Quando abbiamo prodotto il cinema neorealista e poi l’arte povera, abbiamo anche prodotto l’Olivetti e le premesse per la grande moda, a partire da Germana Marucelli nella cui sartoria scorrazzava Lucio Fontana».
N.M.: E’ ancora possibile, oggi, dar vita ad una collezione importante d’arte contemporanea senza una grande disponibilità finanziaria? Se sì, su cosa conviene puntare?
A.V.: «E’ possibile contare su di una assoluta dedizione, una passione che trasforma ogni scampolo di tempo libero in un viaggio di informazione, in un realismo da speculatori, in una capacità rabdomantica di capire dove va il mondo anche in termini di sensibilità. Nessun collezionista va lontano se non capisce cosa sta succedendo alla storia e quindi quali valori, quali temi, quali maniere di fare rappresentano temi rilevanti per la nostra esistenza. E alla fine, fatto salvo il realismo e il senso del denaro, non si va lontano senza un’attenzione maniacale alla domanda “chi siamo”».
Angela Vettese, critica d’arte, dirige dal 2001 il corso magistrale di Arti visive presso la Facoltà di Design e Arti dell’Università IUAV di Venezia, dove insegna Teoria e critica dell’arte contemporanea