Si aperta a Bologna con Concetto Pozzati XXL, la prima grande mostra antologica dell’artista realizzata in una sede museale dopo la sua scomparsa nel 2017, la nuova collaborazione tra la Galleria Secci e l’Archivio Concetto Pozzati per la promozione dell’opera dell’artista annunciata pochi giorni fa.
“Il dialogo e il lavoro congiunto tra la galleria e l’archivio – si legge nella nota inviata alla stampa dalla galleria – sono focalizzati a rilanciare la presenza della figura dell’artista sulla scena italiana e internazionale attraverso la conoscenza, diffusione e tutela dell’opera del maestro e una rinnovata presenza in fiere ed eventi istituzionali, pubblici e privati, delle sue opere al fine di proseguire il lavoro portato avanti dal maestro”.
Tra i primi progetti che verranno presentati dall’Archivio assieme alla Galleria, Concetto Pozzati XXL, appunto, che nelle sale del bolognese Palazzo Fava – il Palazzo delle Esposizioni di Genus Bononiae – presenta, fino all’11 febbraio, circa cinquanta opere provenienti dall’Archivio Concetto Pozzati, alcune inedite o non più esposte da tempo, tra dipinti di grande formato, lavori tridimensionali e su carta – come la monumentale installazione Dopo il tutto (1980) costituita da 301 disegni – che compongono una rassegna organica e affascinante, in grado di contribuire a gettare una luce sulla produzione più significativa e meno nota dell’autore. Oltre a realizzare un grande desiderio dello stesso artista che aveva lungamente sognato di realizzare proprio a Bologna una mostra di opere di grandi dimensioni.
Curata da Maura Pozzati, critica d’arte e docente, curatrice e direttrice dell’Archivio Concetto Pozzati, la mostra di Palazzo Fava delinea, così, un percorso non cronologico ma suddiviso per temi, suggerendo un dialogo intimo tra i quadri del pittore, gli affreschi e gli elementi architettonici e decorativi di Palazzo Fava.
Le opere scelte per questa esposizione, allestite nelle 5 sale del Piano Nobile e nelle stanze del Piano Galleria, attraversano e ben illustrano le fasi principali della sua carriera, a partire dal clima informale della fine degli anni ’50, passando per le opere iconiche della metà degli anni ’60, riconducibili al periodo “Pop”, fino alla produzione degli anni ’70 – la meno conosciuta – che risentì del clima concettuale e sperimentatore del tempo, per giungere alla pittura densa e carnosa degli anni ’80, ’90 e 2000, che registra l’interesse dell’artista per gli oggetti del quotidiano e d’affezione, fino all’ultima folgorante serie, Vulvare, del 2016.