Selezionare le mostre organizzate dalle nostre gallerie d’arte per consigliarvele è diventato ormai una sorta di sport estremo. La tentazione, con il rosso che si espande su tutta la penisola, sarebbe quella di osservare una pausa, ma non sarebbe giusto. Galleristi e curatori non si fermano e, se non ora, presto potremo visitare quello che adesso pare di imminente apertura, ma che la Pandemia potrebbe spingere più in là nel tempo.
Cambiamo dunque prospettiva. Leggete queste nostre liste (im)possibili come un appunto, un suggerimento per tempi migliori. Quando veramente potremo tornare ad ammirare e ad odorare l’arte dal vivo. Odorare sì, perchè non so a voi, ma a me dell’arte manca anche l’odore. Ecco allora la nostra nuova “lista” di mostre, che poi è anche il nostro modo di sostenere il lavoro delle nostre migliori galleria d’arte.
Iniziamo da Milano, dove la Loom Gallery ospita fino al 23 aprile la mostra Four Walls – One Room, personale dell’artista americano Peter Downsbrough. Dagli anni Settanta Downsborough crea interventi spaziali con un vocabolario minimalista composto da lettere e linee. Applicando lettere nere adesive per comporre parole e nastro adesivo nero per formare linee, interviene sull’architettura esistente riconfigurando così i suoi spazi. In Italia ha tenuto la sua prima mostra ormai ben quarantacinque anni fa proprio a Milano presso la galleria di Franco Toselli.
Sempre a Milano, la Galleria Christian Stein propone fino al 29 maggio la mostra Fausto Melotti. Zoagli, un’occasione unica di conoscere un aspetto inedito della produzione dell’artista, già largamente noto come scultore, ceramista, poeta e musicologo.
L’eccezionalità della proposta espositiva è rappresentata da un’ampia serie di dipinti a olio su tela, detti Zoagli, realizzati nell’omonima cittadina ligure nella prima metà degli anni Cinquanta e per la maggior parte mai esposti al pubblico.
Melotti ritrae il paesaggio incantato che si affaccia sul Golfo del Tigullio, dipingendo a olio su tela, scorci, case, vegetazione, persone. Il suo dipingere nasce da una necessità intima ed istintiva, da un anelito vitale privo d’artificio. Il risultato è un diario pittorico che supera il dato di cronaca, per divenire narrazione poetica di una biografia intima.
La A+B Gallery di Brescia propone, invece, Sunbathing in the Mud, terza personale dell’artista belga Simon Laureyns in galleria e prima nella nuova sede. La mostra presenta per la prima volta al pubblico una nuova serie di opere a parete, tridimensionali e di grandi dimensioni.
La nuova serie di lavori nasce dalla pratica in studio e dalla riflessione sui Shelter Painting. Le opere nascono dalla manipolazione del tessuto delle tende da campeggio usate e recuperate dall’artista in funzione delle loro caratteristiche cromatiche e di usura.
Laureyns riduce la pratica del mondo in una materia morbida che può essere manipolata e quindi sottostare
alle regole della composizione e della pittura. Così facendo l’artista realizza elementi volumetrici che,
perdendo la loro solidità e quindi funzionalità, si possono sintetizzare in una inedita disciplina.
Da Brescia a Bergamo dove, il 24 aprile prossimo, la Galleria Thomas Brambilla presenterà la sua prima personale dedicata al lavoro di Klaus Rinke, una delle figure principali della scuola di Düsseldorf insieme a Sigmar Polke,
Gerhard Richter, Blinky Palermo e Günther Uecker.
La mostra, intitolata, Press The Bottom – Photographs from the Seventies, comprenderà una serie di iconiche fotografie degli anni Settanta, che rappresentano al meglio il concettualismo di Rinke. Scatti che catturano e
mostrano l’artista in spazi interni ed esterni (nella natura, in gallerie o musei) e differenti aspetti del proprio movimento corporeo. In questi lavori, Rinke ha utilizzato il proprio corpo come un corpo universale; illustrando le conseguenti possibilità e proporzioni nello spazio e nel tempo.
La mostra vuole inoltre riesaminare la pratica fotografica concettuale dell’artista e contestualizzarla nella rivoluzione sociale deglianni Settanta. Le fotografie di Rinke, infatti, invece di registrare o estetizzare la natura, divennero prove documentative dei nuovi approcci concettuali e scientifici.
Sabato 17 aprile a Venezia, la galleria Marignana Arte la mostra Nancy Genn: Inner Landscapes a cura di Francesca. Valente.
Nancy Genn, poliedrica artista californiana tra le più significative del secondo dopoguerra, torna a esporre a Venezia, dopo la grande retrospettiva organizzata a Palazzo Ferro Fini nell’estate del 2018.
Filo conduttore del suo lungo percorso creativo è l’instancabile sperimentazione di tecniche e materiali, coltivata con incessanti viaggi soprattutto in Giappone. È stata tra le prime artiste negli Stati Uniti a esprimersi con la carta, usata non solo come mezzo, ma come oggetto di una pionieristica tecnica di produzione manuale, che unisce in sé pittura e scultura. La mostra sarà visitabile fino al 24 luglio.
A Bologna, fino al 30 aprile, la galleria d’arte Studio Cenacchi ospita la mostra Save the book – From London to free
Derry, con oltre 25 fotografie b/n e fumetti situazionisti di Gian Butturini. La mostra, curata da Gigliola Foschi e promossa dall’Associazione Gian Butturini, presenta alcune tra le foto più significative dei libri del fotografo dedicati alla Londra di fine anni ’60 e all’Irlanda del Nord dopo la strage del Bloody Sunday.
Tra le immagini in mostra anche alcuni scatti tratti dal libro London by Gian Butturini (1969) la cui ristampa del 2017, senza confronto e senza discussione, è stata fatta ritirare dal commercio nella liberale Inghilterra con l’accusa di razzismo, infangando la figura di un uomo che per tutta la vita si era impegnato contro ogni forma di ingiustizia.
Quando, invece, con quel rivoluzionario libro Butturini aveva inteso proprio raccontare la Londra di fine anni
Sessanta da una prospettiva nuova e non patinata. Mettendone in evindenza le stridenti contraddizioni, attraverso accostamenti ironici e spiazzanti tra le immagini messe a piena pagina, una accanto all’altra.
Procedento verso sud, a Firenze, la Eduardo Secci Gallery presenta, fino al 9 maggio, la mostra online En Plein Écran, personale dell’artista australiano Michael Staniak che include l’ultima serie di suoi lavori, esplorando l’intersezione tra esperienza fisica e virtuale.
In una contemporaneità in cui il nostro rapporto con l’alterità è costantemente filtrato da uno schermo, il lavoro di Staniak si interroga sul nostro rapporto con il mondo naturale attraverso il significato che l’atto di dipingere ha assunto nel corso degli anni.
Gli impressionisti vedevano la tecnologia come un impulso a stabilire un rapporto diretto con il paesaggio circostante, concentrandosi sul processo creativo mentre cercavano di catturare l’istantaneità di un nuovo periodo storico in rapida evoluzione.
Allo stesso modo, la ricerca di Staniak, consapevole del peso che le nuove tecnologie hanno sulla nostra percezione delle immagini e della natura, si sofferma sull’esplorazione degli elementi organici ed esamina in che modo una riconciliazione con il regno naturale sia possibile.
Ancora nel capoluogo toscano, su idea del direttore artistico del Museo Novecento di Firenze, Sergio Risaliti, sei gallerie d’arte, fino al 20 aprile, danno vita al progetto Primo vere con apertura al pubblico dalle 11 alle 18. Salvo restrizioni e limiti di apertura e visita dovuti all’emergenza sanitaria.
Le gallerie coinvolte – Frittelli, Il Ponte, La Portineria, Poggiali, Santo Ficara e Secci -, sono tutte di Firenze, determinate a fare sistema per dare un forte segnale di rinascita culturale della città abbracciando l’idea di esporre per un mese opere di giovani artisti che vivono o gravitano stabilmente in città.
Gli artisti selezionati sono: Jessica Fillini, Veronica Greco, Melissa Morris, Gianluca Tramonti, Regan Wheat (Galleria Frittelli); Jacopo Buono, Matteo Coluccia, Stefano Giuri (Galleria Il Ponte); Marco Mazzoni (Galleria La Portineria); Francesca Banchelli, Irene Lupi, Virginia Zanetti (Galleria Poggiali); Davide D’Amelio, Gabriele Mauro (Galleria Santo Ficara); Max Mondini (Galleria Secci).
Da martedì 13 Aprile Luca Grechi torna ad abitare gli spazi della galleria Richter Fine Art di Roma con una mostra personale dal titolo Mi frulla in testa un’isola.
In questa occasione l’artista mette in mostra delle opere di grande formato, 190 x 150 cm, formato con cui Grechi si confronta dal 2015. I lavori pittorici segnano i passaggi della ricerca dell’artista dal 2019 ad oggi riguardo il segno, la stratificazione e l’essenziale.
Afferma Luca Grechi: «Da molti anni lavoro sulla sottrazione, mi rende felice percepire un segno blu inizialmente puro, alterato e modificato in relazione all’alchimia della materia, per poi decidere se farlo riemergere, in una nuova alterazione ancora, questo gioco infinito mi porta spesso, (ad oggi meno) a realizzare moltissime velature e campiture sulla superficie, fino ad ottenere quell’equilibrio incompreso, ma efficacie o indispensabile per non impazzire».
Sempre in Sicilia, infine, fervono i preparativi per la prossima mostra targata SACCA Gallery. Appuntamento a Pozzallo fissato per sabato 17 aprile 2021 con Dikotomica, bipersonale degli artisti Simone Stuto e Giuseppe Vassallo curata da Giovanni Scucces e Mariateresa Zagone.
Dikotomica è un progetto che ha i suoi cardini nella ricerca figurativa e nella condizione esistenziale dell’uomo. I due artisti in dialogo affrontano il tema della relazione con l’alterità, cioè con il mondo esterno e con l’estraneità, attraverso due modalità contrapposte nel rapporto fra soggetto e oggetto. Da un lato l’introspezione e lo scavo psichico rivelatori delle profondità dell’io, dall’altro la melanconia estatica ed estetica che scaturisce dall’incontro/scontro col reale.
A rendere manifeste queste polarità concorrono due linguaggi differenti: da una parte la distorsione di un disegno nervoso e spezzato come quello di Stuto, dall’altra la sequenza di frames dalla controllata struttura formale che si dipanano in un’incredibile varietà di grigi in Vassallo.
Espressionistico, grafico e pittorico il primo, impressionistico foto-grafico e cinemato-grafico il secondo, entrambi però procedono seguendo un moto bidirezionale che va dall’interno all’esterno e dall’io al mondo.