Come già visto nelle pagine di questo blog, il neonato “diritto dell’arte” sta sviluppando sempre maggiori contenuti ed attitudini, facendo confluire su di sé l’attenzione di appassionati ed addetti ai lavori. Mai, però, l’assetto normativo in vigore si adopera per assicurare quello che a ben vedere dovrebbe essere, specie per le giovanissime generazioni, un diritto insopprimibile per rilevanza e singolarità: il “diritto all’arte ed alla cultura”.
La sfida, correttamente provocatoria ed elegantemente utopistica è stata – come spesso capita – mirabilmente raccolta dal mondo dell’associazionismo spontaneo, spaventato dalla riforma dell’istruzione che si concentrava sulla riduzione delle risorse, anche umane. Nel 2011, senza la dovuta risonanza, è stata varata a Bologna la “Carta dei diritti dei bambini all’arte ed alla cultura”, nata da un progetto di “La Baracca-Testoni”, un gruppo di lavoro che si occupa di teatro di innovazione per ragazzi con il sostegno di privati ed istituzioni e che ha coinvolto nell’operazione insegnanti, educatori e dirigenti scolastici.
La Carta in “sintesi”
Si tratta di un documento nazionale dalla vocazione mondiale, privo di valenza normativa ma tradotto in 26 lingue, destinato a tutti i bambini del pianeta ed assolutamente in linea con i principi normativi internazionali, e con quelli costituzionali, per ribadire il valore dell’esperienza artistica per le generazioni che avanzano.
Il principio cardine è tanto semplice quanto delicatamente precettivo: “tutti i bambini del mondo hanno diritto a partecipare all’arte in tutte le sue forme ed espressioni, a poterne fruire, praticare esperienze culturali e condividerle con la famiglia, le strutture educative,la comunità, al di là delle condizioni economiche e sociali di appartenenza”.
Materialmente, la Carta è un libro delicatamente illustrato da 22 disegnatori al quale si affianca un sito web, mentre dal punto di vista dell’architettura giuridica questa ruota attorno a 18 articoli (ma sarebbe dovere di tutti pensarli come principi) che muovono dalla ribadita rilevanza dell’arte nell’evoluzione del bambino, che la Carta poi “supera” brillantemente preoccupandosi di garantire l’accesso a questo imprescindibile mondo, più che limitarsi a favorire o caldeggiare la mera pratica artistica.
Obiettivo: garantire l’accesso all’arte
Se è invero noto che l’arte agevoli l’evoluzione cognitiva, emotiva e relazionale dei bambini sviluppando ed incoraggiando la creatività e l’autoespressione, le capacità comunicative e le competenze socio-emozionali, l’elaborazione di relazioni “qualitative” e le possibilità di interpretazione della realtà, la Carta incentra il proprio focus sull’opportunità di predisporre meccanismi e tutele finalizzate all’avvicinamento dei piccoli agli aspetti pluridimensionali dell’arte e della cultura.
La chiosa dell’ultimo principio, rubricato all’art.18, è uno stentoreo “tutti i bambini hanno diritto all’arte ed alla cultura”, mentre a ritroso (dall’1 al 17) la Carta ci ricorda che i bambini hanno diritto ad avvicinarsi all’arte in tutte le sue forme, a sperimentare i linguaggi artistici in quanto saperi fondamentali, ad essere parte di processi artistici che nutrano la loro intelligenza emotiva ed a sviluppare attraverso il rapporto con l’arte l’intelligenza corporea, semantica ed iconica.
Ancora, i diritti si estendono a poter godere di prodotti artistici di qualità, a non essere trattati da semplici consumatori ma a frequentare le istituzioni e gli eventi artistici e culturali della città con la famiglia e con la scuola, a condividere con la famiglia il piacere di un’esperienza artistica e a godere di un sistema integrato tra scuola ed istituzioni culturali, a frequentare musei, teatri e biblioteche con i compagni, a vivere esperienze artistiche e culturali con la mediazione degli insegnanti immergendosi in una cultura laica nel rispetto di ogni identità e differenza, all’integrazione, se stranieri, attraverso la condivisione delle basi culturali della comunità in cui vivono.
Ancora, a partecipare a progetti artistici e culturali pensati per loro nella considerazione delle diverse abilità ed in luoghi ideati e strutturati per accoglierli nelle diverse età, e da ultimo, a frequentare una scuola che sia reale via di accesso ad una cultura diffusa e pubblica ed a partecipare alle proposte ed alle occasioni culturali indipendentemente dalle condizioni economiche e sociali di appartenenza.
Una Carta che viene da lontano…
La Carta, come si vede, si dimostra al contempo sintesi ed approdo pratico dei principi che ne sono presupposto, in primis la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia approvata dall’Assemblea delle Nazioni Unite nel 1989 e la Carta Europea dei Diritti del Fanciullo fatta propria dal Parlamento Europeo nel 1992.
L’art.31 del primo provvedimento sancisce che gli Stati debbano riconoscere al fanciullo il diritto al riposo ed al tempo libero, al gioco ed alle attività ricreative proprie dell’età ed a quello di partecipare in maniera libera alla vita culturale ed artistica anche grazie all’incoraggiamento ed al sostegno degli Stati, e ciò in condizioni di uguaglianza, di mezzi appropriati e di divertimento.
A questo fa eco l’art.8.28 della Carta europea che sancisce l’indefettibile diritto di ogni bambino a “…poter fruire di attività sociali, culturali ed artistiche”, oltre che gli articoli 9 e 33 della Costituzione della Repubblica Italiana, rispettivamente garanti dello sviluppo culturale del paese e degli individui, nonchè della libertà dell’arte e del suo insegnamento.
…e che guarda al futuro
Con atteggiamento avanguardistico, però, il documento si è spinto oltre i confini di cui sopra, superando la mirabile tradizione italiana che si è occupata di avvicinare il mondo dell’infanzia all’arte, tra tutti il pedagogista Loris Malaguzzi e l’artista Bruno Munari, per coltivare la spontaneità e la curiosità infantili, la creatività e la libertà di pensiero che connaturano le menti più sensibilizzate.
La Carta, superati i meri aspetti ludici, ha posto l’accento su concetti oggi modernizzati quali quello di partecipazione e sperimentazione, responsabilizzando la famiglia (tutta) e gli insegnanti nel loro ruolo di guida e soprattutto di mediatori, abolendo le distinzioni di genere e di condizione ma sottolineando quelle connesse alle diverse età del fanciullo ed alle sue competenze ed attitudini individuali, abbattendo le barriere derivanti dalle diverse abilità e rivendicando il desiderio di una cultura libera, viva e laica e dunque fonte di benessere, da godere e sperimentare al di là dell’obbligo scolastico
Un messaggio, dunque, moderno e consapevole che tende a garantire che l’arte e la cultura siano lasciate libere di svolgere la loro missione, ossia quella di sviluppare i talenti e le risorse dei bambini e di prepararli alla loro espansione nell’età adulta. E’ per questo che, oltre ai meritati encomi del Presidente della Repubblica, ai patrocini e sostegni di enti ed istituzioni pubbliche, alle adesioni di testimonials di spiccata sensibilità (tra i più cari a chi scrive ci sono Stefano Benni ed Alessandro Bergonzoni, Lidia Ravera, Roberto Roversi e Stefano “Vito” Bicocchi) la Carta lascia a tutti noi – appassionati d’arte, operatori del settore, genitori e individui consapevoli – una stimolante eredità di intenti che è il momento di raccogliere e sviluppare con le risorse ed attitudini proprie di ognuno, per un fine comune che muove dall’arte ma tende all’uomo ed alla sua innata attitudine a migliorarsi.