Dell’interesse di Intesa Sanpaolo per i capolavori della collezione Unicredit si parlava da tempo. Ma quelle che ad ottobre scorso erano circolate in occasione delle messa in asta da Christie’s di 33 opere di proprietà del gruppo guidato da Jean Pierre Mustier, da oggi non sono più semplici voci di mercato, ma una realtà. Se Unicredit, vende, smembrando così una delle collezioni corporate più importanti al mondo, Intesa San Paolo acquista.
Il passaggio di mano, secondo quanto ricostruito da Repubblica, sarebbe avvenuto a Londra e avrebbe interessato 5 opere per un valore complessivo di 15 milioni di euro. Si tratterebbe, da quanto si apprende, di capolavori di Gerhard Richter, Sam Francis e altri maestri della pittura contemporanea che Intesa intende esporre entro fine anno nelle sue gallerie.
I cinque lavori aggiudicati ad Intesa Sanpaolo all’asta londinese del 4 ottobre scorso sono appunto passati di mano ad un prezzo di oltre 15 milioni, commissioni comprese, spiega Repubblica, riferendo che le due banche “non hanno smentito le indiscrezioni raccolte”. In particolare, la più importante delle cinque opere, il capolavoro di Gerhard Richter ‘Abstraktes Bild’, del 1984, olio su tela di grandi dimensioni (2×3 m) che sarebbe stato venduto per 7.016.250 sterline, ossia circa 7,77 milioni di euro.
Intesa ha anche comprato l’acrilico “Erotic Arabesque” del californiano Sam Francis, datato 1987 e altri maestri del Secondo dopoguerra. Questi quadri vanno ad aggiungersi alle 3.500 opere d’arte detenute dal gruppo guidato da Carlo Messina, che el 2017 le ha rivalutate in bilancio 271 milioni di euro. I nuovi acquisti verranno esposti nelle Gallerie d’Italia, il polo museale del gruppo.
Come abbiamo scritto in passato, non più considerata, come lo era fino a qualche tempo fa, «un importante asset identitario per il Gruppo» la Collezione d’arte di Unicredit viene venduta per supportare il progetto di Social Impact Banking e l’annuncio dell’epocale dismissione di questa importantissima raccolta è stato dato ufficialmente il 21 febbraio scorso da Jean Pierre Mustier, Amministratore Delegato del Gruppo, che in una nota di commento ai risultati ottenuti dall’iniziativa Social Impact Banking ha dichiarato: «In UniCredit siamo orgogliosi del fatto che tutte le nostre azioni siano guidate da un forte senso etico, basato su valori chiari. Uno di questi è l’importanza di sostenere le comunità in cui opera la Banca».
«La nostra iniziativa Social Impact Banking – proseguiva la nota – ha finora ottenuto ottimi risultati in Italia e ora la stiamo estendendo ad altri mercati, con lo stesso scopo principale di guardare oltre i ritorni economici dei nostri investimenti per ottenere un impatto positivo tangibile sulla società. Avvieremo un graduale processo di vendita delle nostre collezioni d’arte per sostenere questa iniziativa, donando alcune opere ai musei locali e investendo su giovani artisti». (Leggi -> In asta da Christie’s le prime opere della Collezione Unicredit)
Intesa Sanpaolo – come si legge sul sito del Gruppo – possiede un patrimonio storico-artistico di vaste proporzioni, formato da palazzi storici e da collezioni d’arte che contano complessivamente 30.000 opere, dall’archeologia al contemporaneo, tra cui non mancano veri capolavori.
Uno degli obiettivi principali di Progetto Cultura è lo studio, la conservazione, la valorizzazione e la condivisione con il pubblico del patrimonio d’arte di proprietà. Una selezione di 1.000 opere è esposta nel polo museale della Banca, le Gallerie d’Italia di Milano, Napoli e Vicenza.
Le nuove 5 acquisizioni entreranno a far parte della collezione di opere del Novecento di Intesa, che – come si legge ancora sul sito – «vantano oltre 3.000 materiali – tra dipinti, sculture, fotografie e altre tecniche espressive esplorate nel secolo scorso – che restituiscono il complesso quadro dell’arte di quel periodo in Italia.
Se il primo Novecento è rappresentato da quattro capolavori di Boccioni prefuturista (tra cui Tre donne e Officina a Porta Romana, 1909-1910) e dalle opere di Balla, Carrà, De Chirico, Sironi, Funi, Zanini, Mafai, Spadini, Rosai, Tosi, ancora più estesamente documentata è la produzione della seconda metà del secolo.
Questa vivace stagione dell’arte italiana è ripercorsa attraverso i suoi maggiori protagonisti, movimenti e sperimentazioni: lo Spazialismo, il Movimento Nucleare, l’Informale, il Movimento Arte Concreta, il Gruppo degli Otto, l’Arte Programmata e Cinetica, la Poesia Visiva, l’Arte Povera, l’Arte Concettuale, la Pop Art italiana, per giungere alle nuove ricerche artistiche degli anni Ottanta e Novanta.
Importanti sono le presenze delle opere di maestri quali Fontana, Burri, Manzoni, Castellani, Dorazio, Turcato, Melotti, Guttuso, Afro, Vedova, Corpora, Birolli, Morlotti, Santomaso, Scialoja, Schifano, Tancredi, Baj, Munari, Capogrossi, Perilli, Novelli, Pascali, Fabro, Paolini, Pistoletto, Boetti, Paladino, Isgrò.
Le collezioni non mancano poi di grandi nomi dell’arte internazionale, come Picasso, Kandinsky, Ernst, Matta, Riopelle, Warhol. Da ricordare è anche il nucleo di sculture (Martini, Arnaldo e Giò Pomodoro, Colla, Pascali, Staccioli, Carrino, Consagra e artisti stranieri quali Arp, Mirò, Vantongerloo), cui si aggiunge un gruppo di 3.500 grafiche d’autore».