I riflettori su ArteFiera e SetUp si sono appena spenti ed è tempo di bilanci. Stando alle dichiarazioni ufficiali, il 2014 sembra essersi aperto nel modo migliore per il mercato italiano di [glossary_exclude]Arte Moderna[/glossary_exclude] e Contemporanea. E già dall’inaugurazione delle due fiere, sulla stampa sono rimbalzate le notizie di vendite importanti, anche a sei zero. I numeri, d’altronde, parlano chiaro: solo ad Arte Fiera sono stati oltre 3600 i collezionisti presenti e, nel loro complesso, i visitatori hanno sfiorato quota 50mila, il 15% in più rispetto alla scorsa [glossary_exclude]edizione[/glossary_exclude].
«Il riscontro è assolutamente positivo – ha commentato Annamaria Gambuzzi, presidente dell’Associazione Nazionale delle gallerie d’[glossary_exclude]arte moderna[/glossary_exclude] e contemporanea, nella conferenza stampa di chiusura di Arte Fiera –. E’ tornato un clima favorevole che si era un poco perso a causa della situazione di crisi generale. Questi giorni sono stati un continuo bagno di folla e di collezionisti che hanno lavorato bene. Ho raccolto impressioni molto positive da parte dei galleristi. Il bello di Arte Fiera sta proprio nel sapere offrire proposte consolidate assieme alle giovani esperienze». Tante le vendite concluse, ma nei giorni di fiera si sono creati anche molti “contatti utili” da concretizzare, con la giusta calma, tra le pareti della galleria o in casa dell’acquirente. Particolarmente coinvolto, da una prima [glossary_exclude]stima[/glossary_exclude], il periodo dal secondo dopoguerra agli anni ’70.
Ovviamente non mancano le voci contrastanti di chi, a fronte di tanto pubblico, avrebbe voluto più “bollini rossi” sotto le proprie opere, ma si sa: la fiera nasce come momento commerciale, ma è anche un evento mondano, che attira tanti curiosi e appassionati. Nel suo complesso, comunque, il pubblico ha gradito l’alta qualità dell’offerta e ha comprato oltre le aspettative. E questo è quello che conta.
Il buon andamento delle vendite bolognesi sembra confermare, peraltro, uno dei trend messi in evidenza dal Rapporto 2013 dell’Ossevatorio Nomisma-LUM sul mercato dei beni artistici che registra, in Italia, un netto cambiamento del processo di intermediazione dell’arte, con le Gallerie che diventano il principale canale di vendita, coprendo il 58.8% delle transazioni, e le Case d’Asta che rappresentano, invece, il 36.4%. Un cambiamento confermato, indirettamente, anche dal Rapporto 2012-2013 della francese Art Price dove l’Italia non compare più tra le prime 10 piazze internazionali delle vendite all’asta che, nel 2013, sono calate di oltre il 14%, complice la crisi, ma anche una riduzione drastica degli appuntamenti operata dai principali operatori (Christie’s e Sotheby’s).
Detto questo, speriamo che, alla luce del dato bolognese, per il nostro mercato dell’arte valga il detto “chi ben comincia è a metà dell’opera”, perché il 2013 non è stato certo un anno esaltante, con performance nettamente inferiori rispetto a quelle registrare a livello internazionale e un giro d’affari in calo, tanto che, ormai, quell’1% di quote di mercato che il rapporto TEFAF attribuisce da tempo all’Italia, è da ritenersi storia passata. Forse un atto di cortesia per non gettare il nostro Paese nel calderone degli “altri”.
Qualcosa, comunque, si sta muovendo. E se i dati 2013 ci dicono che l’antiquariato soffre e l’Ottocento “galleggia”, va anche rilevato che il segmento [glossary_exclude]Arte Moderna [/glossary_exclude]e Contemporanea ha avuto un andamento positivo rispetto al secondo semestre del 2012 e che le aspettative per l’inizio del 2014 sono di un ulteriore miglioramento.
Da qualunque punto di vista lo si guardi, però, il nostro mercato rimane debole e questo, spiegano dall’Osservatorio Nomisma-LUM, è dovuto principalmente alla sua stessa struttura, caratterizzata «da scambi molto concentrati sulle opere e gli artisti di valore più basso rispetto agli standard dei principali mercati mondiali» e da una domanda (collezionisti) che «sembra privilegiare gli acquisti sulle piazze straniere anche per le condizioni più favorevoli dal punto di vista normativo e fiscale».
In questo, almeno a livello psicologico, il recente incremento dell’Iva, salita al 22%, certo non ha aiutato, anche se va precisato, alla luce della stabilità dei prezzi che ha caratterizzato il 2013, che molto probabilmente l’aumento è stato assorbito direttamente dagli operatori, come avvenuto in altri settori economici, con l’obiettivo di non aumentare i prezzi in un momento di domanda debole.
Un altro fattore che, con molta probabilità, ha influito sul calo delle transazioni è la “tracciabilità”. Come spiegano dall’Osservatorio, infatti, se questa ha «certamente ridotto la quota del mercato sommerso, ha tuttavia anche diminuito le possibilità operative dei commercianti d’arte impedendo operazioni, pur fiscalmente corrette, che tradizionalmente avvenivano con accordi verbali, fondati sulla fiducia reciproca e sulla stretta di mano. Si è quindi limitato il sommerso, ma si è anche limitata l’operatività. Almeno fintantoché le transazioni e gli accordi non scritti sono frequenti nel mercato».
A tutto questo va aggiunta, ovviamente, una crisi economica di cui si stenta a vedere la fine e che, inevitabilmente, ha riflessi su un mercato dell’arte, quello italiano, in cui predomina la figura del piccolo collezionista (acquisti fino a 20mila euro), segmento che negli ultimi anni ha fatto registrare un calo del -2% solo parzialmente colmato dal +0.8% del collezionismo di fascia medio-bassa e dalla crescita, ancor più contenuta, di quello di fascia alta.
E il 2014? Le aspettative degli operatori sembrano essere positive o, quantomeno, orientate verso la stabilità. In particolare la maggioranza degli operatori del segmento [glossary_exclude]Arte Moderna[/glossary_exclude] e Contemporanea intervistati dal gruppo di lavoro Nomisma-LUM, ha parlato di un 2014 all’insegna della stabilità dei prezzi con la possibilità anche di qualche lieve incremento per le opere contemporanee. Meno ottimistiche le previsioni per il giro d’affari, che la maggior parte degli operatori si aspetta in leggera flessione.
Interessante, infine, dare uno sguardo alla classifica del dieci artisti più venduti nel nostro Paese. Una top 10 che ci mostra un mercato italiano dai “gusti” non dissimili dal quello internazionale e fondato «sul meccanismo delle superstar che concentra vendite e reddito in pochi artisti famosi in tutto il mondo»:
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