La Toscana come luogo di rifugio artistico per importanti autori contemporanei risale alla metà degli anni Settanta, quando Daniel Speorri, Niki de Saint Phalle e Fernando Botero si stabilirono lì, seguiti a distanza di dieci anni da Jan Dibbets, Georg Baselitz e Robert Morris. Lo stesso si può dire per Bill Viola e Gerahrd Richter, per i quali il soggiorno toscano ha segnato una svolta determinante nel loro percorso artistico.
Molti di loro sono passati da Pistoia, piccola città medievale alle porte di Firenze, che ha giocato un ruolo cruciale nella diffusione dell’arte ambientale in Italia, ospitando la più importante collezione d’arte a cielo aperto in Europa, realizzata da Giuliano Gori, lungimirante imprenditore e sensibile collezionista.
Ma andiamo per ordine, e scopriamo il lato più contemporaneo di Pistoia partendo dal cuore medievale della città. In Piazza del Duomo il Battistero di San Giovanni in Corte da secoli guarda la splendida facciata della cattedrale col suo portico decorato da Andrea della Robbia. Entrando scopriamo il fonte battesimale risalente al 1225, caratterizzato da modernissime geometrie a intarsio, che anticipano sorprendentemente di qualche millennio il linguaggio optical di un filone ben noto di arte anni sessanta.
Rimanendo in Piazza del Duomo, all’interno del cortile del Palazzo Comunale, vi è un “Miracolo” in bronzo donato da Marino Marini alla città nel 1975. Lo sculture andava particolarmente orgoglioso di quest’opera che per qualche tempo fu esposta all’aperto in Piazza del Duomo, come ha raccontato la sua compagna di vita Marina: “ Per tutto il tempo in cui l’opera venne lasciata in piazza, Marino volle tornare a vederla in incognito: arrivavamo da Viareggio verso le tredici, quando nella piazza deserta restava solo il Miracolo. Gli giravamo intorno, senza scendere dalla macchina, poi, felici, tornavamo a casa”.
Ci addentriamo tra le viuzze del centro, attraversiamo Piazza della Sala col suo ridente mercato della frutta e verdura, via degli Orafi, il tempo di un caffè allo storico bar pasticceria Valiani ed eccoci alla Fondazione Marino Marini. Qui l’arte del Novecento trionfa nella ricca collezione di Pomone e Cavalieri del grande scultore pistoiese, allestita nelle sale dell’antico Palazzo del Tau e nella adiacente cappella, dove un cavallo in bronzo monumentale sembra nitrire dall’alto di uno scenografico trampolino verso il soffitto affrescato.
Scendendo su via de’ Rossi al numero 7 si erge Palazzo Buontalenti, elegante esempio di architettura fiorentina del XVI secolo. Oggi è una delle quattro sedi della Fondazione Pistoia Musei, il nuovo sistema museale cittadino affidato alla Direzione Scientifica di Philip Rylands, e voluto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia.
Insieme a Palazzo Fabroni – dedicato all’arte del Novecento – è il secondo luogo del contemporaneo nel centro storico cittadino. Sino al 20 giugno 2020 le sue sale ospiteranno Exodus. In cammino sulle strade delle migrazioni, una grande retrospettiva del celebre fotoreporter brasiliano Sebastião Salgado, curata da Lélia Wanick Salgado. 180 fotografie ci raccontano le migrazioni di massa restituendo la condizione esistenziale di milioni di uomini che sono stati costretti a sradicarsi dalle proprie terre di origine.
Svoltando nel Vicolo de’ Bacchettoni un grande murales dello street artist Millo ha trovato casa sulla parete di un palazzo in Piazzetta Sant’Atto. La commissione del murales fa parte del “Giardino di Cino”, un progetto ideato e curato dall’Associazione Culturale Spichisi, nata a Pistoia nel 2013 con l’obiettivo di animare luoghi nascosti e abbandonati della città.
La nostra passeggiata alla scoperta della creatività contemporanea pistoiese prosegue fuori dalle mure, sulla strada che conduce a Montale. Qui una imponente scultura rossa di Alberto Burri indica l’entrata ad una importantissima collezione d’arte ambientale privata: la Collezione Gori a Celle. A partire dal 1982 il suo ideatore, Giuliano Gori, ha trasformato il parco della villa seicentesca di sua proprietà in un’incomparabile raccolta di arte contemporanea a cielo aperto. Installazioni di Maestri del ventesimo secolo come Richard Long, Joseph Kosuth, Dennis Oppenheim e Richard Serra, per citarne alcuni, sono dislocate su 45 ettari di terreno.
Hanno messo le radici, si sono lasciate avvolgere e trasformare dal tempo e dalle condizioni atmosferiche. Sono diventate parte della campagna di Celle, maturando con essa un rapporto di profonda simbiosi e armonia. L’opera di Fausto Melotti, in particolare, lascia senza respiro.
Immaginate le sue piccole e delicate sculture e moltiplicatele fino al cielo. Collocata all’interno di un lago (luogo scelto dall’artista stesso) Tema e Variazione II ripropone in larga scala uno dei piccoli ottoni esposti dal Maestro nel 1981 in occasione della sua grande retrospettiva al Forte Belvedere di Firenze. Le sfere, le catene, e le altre parti mobili dell’opera si muovono e si lasciano accarezzare dal vento creando lievi suoni che si perdono nell’aria. Così come i riflessi delle sue forme si lasciano abbracciare dai movimenti dell’acqua che fa da specchio.
Ulteriore testimonianza dell’interesse di Pistoia verso l’arte ambientale, è il giardino del Padiglione di Emodialisi dell’Ospedale del Ceppo, visitabile su appuntamento e in determinati giorni della settimana. Nato nel 2005, con funzione di ambiente di cura, e dedicato proprio alle persone che si sottopongono a questa tipologia di terapia medica, il giardino e la struttura sono pensati per ricreare un’atmosfera di rilassatezza e speranza.
Per tale motivo l’arte e la natura giocano anche in questo caso un ruolo fondamentale. Il padiglione, che al proprio interno racchiude dei piccoli giardini Zen, è di forma ellittica ed è posizionato al centro del giardino all’interno del quale trovano spazio opere di artisti contemporanei di fama internazionale e assidui frequentatori della Toscana come Daniel Buren, Sol LeWitt, Robert Morris e Hidetoshi Nagasawa.
DOVE DORMIRE
Nata sulle mura di una chiesetta romanica dell’anno 1000, Villa San Simone è un hotel fuori dal comune. Si potrebbe definire un boutique hotel, ma è molto di più. Abbracciata dalle colline e da un folto bosco di cervi, la struttura è ricavata negli spazi di una villa ottocentesca accorpata ad un originario nucleo longobardo e medioevale. I proprietari, Lidia e Sandro Stilli, affiatata coppia di architetti, sono grandi appassionati di design.
Dai tempi in cui erano vicini di banco all’università di Venezia, hanno raccolto un’importante collezione di pezzi storici a disposizione degli ospiti: potrete dormire sul “Bambolettone” di Mario Bellini, o rilassarvi sulla Chaise Longue di Eames. La proprietà comprende un grande giardino il cui cuore è l’orto di Lidia, circondato da un ricco agrumeto, e scenograficamente affacciato sulla città.